Discarica+di+Bussi%3A+tutti+assolti+i+19+imputati
abruzzocityrumorsit
/cronaca/cronaca-pescara/97364-discarica-di-bussi-tutti-assolti-19-imputati.html/amp/

Discarica di Bussi: tutti assolti i 19 imputati

Bussi. Tutti assolti i 19 imputati a processo per la discarica di Bussi sul Tirino.  L’assoluzione è per tutti dal reato di avvelenamento delle acque e, per quanto riguarda l’altro capo di imputazione, il disastro ambientale, la Corte ha derubricato il reato in disastro colposo e gli imputati sono stati giudicati non colpevoli per sopraggiunta prescrizione. 

E’ la sentenza emessa, oggi pomeriggio, dalla Corte d’Assise di Chieti, presieduta dal giudice Camillo Romandini (giudice a latere Paolo Di Geronimo). I 19 imputati, sono quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison. I pm del tribunale di Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini avevano chiesto 18 condanne e un’assoluzione e pene da 4 a 12 anni e otto mesi.

La scoperta della discarica più grande d’Europa, cioè 25 ettari di rifiuti tossici, risale al 2007 dopo più di un anno .

Gli imputati, tutti assolti, rispondono ai nomi di:  Maurilio Aguggia, Camillo Di Paolo, Giuseppe Quaglia, Vincenzo Santamato, Guido Angiolini, Carlo Cogliati, Nicola Sabatini, Alessandro Masotti, Domenico Angelo Alleva, Maurizio Piazzardi, Nazzareno Santini, Luigi Furlani, Luigi Guarracino, Giancarlo Morelli, Carlo Vassallo,  Bruno Parodi, Mauro Molinari, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio. Tutti assolti.

D’ALFONSO: CAUSA CIVILE PER LA REGIONE

“Ho appreso la notizia della sentenza riguardante il processo per il disastro ambientale di Bussi. Il fatto che sia stato riconosciuto il disastro colposo legittima l’iniziativa per la Regione di attivare una causa civile per il risarcimento dei danni da parte di chi ha ridotto le acque e le terre dell’Abruzzo in queste condizioni”, è il commento del Presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso.

FORUM ACQUE: CI TENIAMO IL DISASTRO

Il disastro ce l’abbiamo, esiste, e ce lo teniamo”. E’ questa l’amara conclusione di Augusto De Sanctis, referente del Forum Acque Abruzzo, e storico protagonista delle associazioni ambientaliste per il processo sulla megadiscarica di Bussi. De Sanctis, nel commentare la sentenza che ha assolto tutti gli imputati dall’avvelenamento delle acque e derubricato il disastro ambientale in colposo e quindi il non doversi procedere nei confronti degli imputati per intervenuta prescrizione, spiega che “sull’avvelenamento siamo di fronte a una falda che ha un disastro ma che come avvelenamento non sussiste: non ci sono colpevoli pur di fronte all’acqua avvelenata e a un disastro accertato”.
De Sanctis a questo punto chiede la “riapertura dei pozzi Sant’Angelo, quindi a valle della megadiscarica, che furono chiusi nel 2007 dopo le nostre battaglie, quelli che ancora oggi inquinano, perché evidentemente non sono un reato”. “Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato. In Val Pescara c’e’ un disastro ambientale ma vi e’ impunita’. Ormai “, hanno concluso altri referenti del Forum, “è un paese dove la giustizia in materia ambientale non può arrivare”.

NAVARRA: GLI ABRUZZESI DOVEVANO VIGILARE

“Il dispositivo e’ assolutamente netto nell’escludere un profilo di volonta’ sia per quanto riguarda l’avvelenamento sia per quanto riguarda il disastro. Non c’e’ volonta’ nell’azione degli imputati. Il dispositivo, pero’, apre un altro scenario per quanto riguarda il disastro: il disastro c’e’, non e’ un caso che ci sia ma c’e’ una responsabilità umana nella causazione tant’è che viene riqualificato in colposo, cioé afferisce ad un dato gestorio inadeguato delle strutture che naturalmente riguardavano la zona. Per questo capo di imputazione e’ intervenuta la prescrizione e questo deve indurci a rifletere”. Cosi’ l’avvocato Tommaso Navarra, legale del Wwf, parte civile nel processo Bussi. “Non si e’ affermata la responsabilita’ perche’ – ha proseguito – come avviene purtroppo in Italia, anche di frequente, caso eternit insegna, il tempo per accertare e’ un tempo incompatibile per affermare la responsabilità. Questo ci deve far riflettere, ma deve far riflettere anche il territorio e gli abruzzesi: dobbiamo essere più vigili sul nostro territorio perche’ soltanto una presenza costante può portare un accertamento immediato dei fenomeni gravi di inquinamento per non rimanere con il cerino acceso della bonifica. Questa struttura di sentenza apre un problema: chi inquina paga, se nessuno e’ responsabile chi paga comunque il disastro? La comunita’ abruzzese? Noi – ha infine commentato l’avvocato – dobbiamo essere piu’ presenti, piu’ incisivi nella fase iniziale di accertamento dei fatti”.

SENTENZA IN SEI RIGHE

La Camera di Consiglio della Corte d’Assise di Chieti che ha emesso la sentenza sulla megadiscarica di Bussi è durata cinque ore e ha emesso un dispositivo di sei righe. Nel dispositivo siglato dal presidente Camillo Romandini si legge: “Visti gli articoli 442 e 530 CPP assolve gli imputati dal reato loro ascritto A ‘avvelenamento acque’ perché il fatto non sussiste. Visti gli articoli 521 e 531 CPP previa derubricazione del reato contestato B (disastro ambientale doloso) in quello di disastro colposo ex art.449 CP dichiara di non doversi procedere nei confronti degli imputati per intervenuta prescrizione”. Le motivazioni verranno depositate entro 45 giorni.

AVVOCATURA STATO: ACQUE NON TUTELATE

“Prendo atto che evidentemente la prima cosa che posso constatare e’ che le acque sotterranee, le falde acquifere che costituiscono una risorsa fondamentale per l’uomo, non sono oggetto di tutela ma leggeremo le motivazioni della sentenza”. E’ quanto ha dichiarato, all’esito della sentenza, l’avvocato Cristina Gerardis, dell’avvocatura dello Stato e parte civile nel processo. “Certamente non si può parlare di delusione perché un avvocato è abituato ad avere esiti favorevoli o sfavorevoli in un processo. Pero’ perplessità e un grande punto interrogativo ci sono perché studiando bene le carte del processo abbiamo potuto constatare la gravita’ della situazione ambientale di quest’area. Ritengo che la sede civile, quella che l’avvocatura dello Stato attiverà sicuramente, sia una sede idonea a restituire al territorio, qualora l’esito della causa potrà essere favorevole, un giusto ristoro in termini di riparazione ambientale che e’ quello che alla fine si vuole. Quello che si vuole e’ solo il ripristino ambientale”

LE DIFESE: GIUSTIZIA RIAFFERMATA

“I giudici hanno ravvisato delle responsabilità per colpa e la difesa ritiene siano stati colti dalla Corte tanti spunti dai temi proposti. Esprimiamo quindi grande soddisfazione”. Lo ha dichiarato uno dei legali della difesa, l’avvocato Baccaredda. “Naturalmente – ha aggiunto – leggeremo la motivazione della sentenza. C’erano tante aspettative da parte dell’opinione pubblica. La difesa sperava in maniera forte come erano state forti le nostre discussioni. E’ stata esclusa qualsiasi fattispecie con dolo”. Per l’avvocato Baccaredda “E’ una sentenza che ha tenuto conto che una fattispecie colposa ci poteva essere ed e’ del tutto diverso rispetto a quello che era stato costruito nel capo di imputazione del dottor Aceto”. “Siamo molto soddisfatti perché è stata riaffermata davvero la giustizia”, è invece il commento dell’avvocato Tommaso Marchese, difensore dell’imputato Giuseppe Quaglia, 69enne originario dell’aquilano. “Altra questione – ha aggiunto Marchese – è quella della ferita al territorio che non poteva essere risolta ovviamente in questa sede e per la quale dovranno essere predisposti tutti gli opportuni e necessari strumenti. Le considerazioni non possono che essere di grande soddisfazione per il lavoro della difesa, pero’, soprattutto, apprezzamento per il coraggio dei magistrati. Non possiamo nasconderci che c’era un’attesa della piazza completamente diversa, i magistrati si sono mostrati molto aderenti alla disamina dei comportamenti individuali e all’oggetto specifico del processo penale: le condotte degli uomini non le entità astratte”.

PARTI CIVILI: C’E’ STRATEGIA D’IMPRESA

“Nessuna delusione. Le sentenze si accettano per quelle che sono. In tribunale non ci sono partite da vincere, ci sono questioni giuridiche da proporre all’attenzione del giudice”. E’ quanto ha dichiarato uno dei legali di parte civile, l’avvocato Nino Sciambra. “La prima considerazione – ha commentato – e’ che la Corte ha riconosciuto il fatto che un disastro e’ avvenuto ma nella formulazione colposa e questo ha fatto scattare la prescrizione. Questo potrebbe lasciare spazio alla proposizione di un’azione civile da parte del ministero dell’Ambiente. Per quanto riguarda l’assoluzione per avvelenamento – ha concluso – sarei più cauto e aspetterei le motivazioni perché vorremmo capire qual e’ stato il percorso che ha seguito la Corte che evidentemente non ha riconosciuto l’esistenza di una strategia di impresa”.

ALESSANDRINI: COMUNITA’ SCONCERTATE

“La sentenza della Corte d’Assise di Chieti sulla mega discarica di Bussi suscita malcelato sconcerto nelle comunità territoriali”. Lo dichiara il sindaco di Pescara Marco Alessandrini. “Una breve camera di consiglio e uno scarno dispositivo – osserva – pongono una pietra tombale sul primo grado di giudizio di una vicenda che ha sensibilmente scosso l’opinione pubblica per i suoi riflessi sulla salute. Il Comune di Pescara, specie considerando l’intervenuta assoluzione per il reato di avvelenamento delle acque, dovrà leggere con attenzione le motivazioni della sentenza per valutare qualunque forma di ulteriore azione giudiziaria” essendo parte civile nel processo, afferma poi Alessandrni. “Da sindaco, la lezione che ne traggo e’ comunque quella per cui oggi la tutela del territorio resta una priorità centrale della pubblica amministrazione per bloccare sul nascere fenomeni gravissimi di inquinamento”.