Pescara. Sono migliaia le persone provenienti da tutto l’Abruzzo che hanno aderito allo sciopero generale indetto da Cgil e Uil contro il jobs act e la legge di stabilità. Circa 5mila quelle che stanno sfilando in corteo per le vie di Pescara tra musica, cori, striscioni e bandiere.
La mobilitazione è partita alle 9 dal piazzale della Madonnina, sul molo nord, per poi percorrere le vie del centro fino a raggiungere Piazza Sacro Cuore dove si terrà il comizio conclusivo. Presenti, tra gli altri, il segretario nazionale della Uil Antonio Foccillo e i segretari regionali di Cgil e Uil, Gianni Di Cesare e Roberto Campo. Presenti anche i rappresentanti locali dei partiti di sinistra, le associazioni ambientaliste, l’Abruzzo Social Forum, le rappresentanze dei dipendenti dell’Università d’Annunzio, della Sevel di Atessa e di tante realtà lavorative territoriali.
Imponente il servizio di sicurezza con decine di uomini delle forze dell’ordine tra Polizia, Carabinieri, Finanza in tenuta antisommossa e municipale. Il traffico in tilt nel centro della città ha scatenato le immancabili proteste da parte degli automobilisti rimasti imbottigliati, per fortuna senza nessuna conseguenza: bloccato anche un autobus della Gtm. “Questa ampia partecipazione – sottolinea Di Cesare – è sintomo di una grande forza e di una grande volontà. E’ sintomo della necessità di cambiamento e di far ripartire l’Abruzzo. Il tempo è scaduto, bisogna agire e reagire, partendo dalla Regione e dalla Giunta”.
“In tutta Italia le piazze sono piene. Il presidente del Consiglio deve tener conto di queste piazze e di questa gente che paga lo sciopero di tasca propria. Bisogna dare delle risposte”. ha detto invece il segretario nazionale della Uil, Antonio Foccillo. “La legge di stabilita’ – ha sottolineato ancora – ripropone le solite e vecchie ricette. C’e’ bisogno di investimenti pubblici, bisogna lavorare su ricerca, scuola e universita’, bisogna liberare il patto di stabilita’ interno per consentire ai Comuni di fare piccole opere. E’ necessario aumentare i salari e le pensioni per rilanciare i consumi interni. I soldi per gli investimenti – ha aggiunto – ci sono: basta prendere l’evasione e il malaffare. Pensiamo a quello che accade a Roma, dove da un lato ci sono sprechi, con le vicende ormai note, e dall’altro le tasse piu’ alte d’Italia”