Pecorale deve rispondere di tentato omicidio aggravato dai futili motivi e porto abusivo d’arma.
Il Gip ha disposto che l’uomo resti in carcere parlando, nel suo provvedimento, di “elementi non equivoci che attribuiscono con un alto grado di probabilità entrambe le condotte dei delitti contestati a Pecorale”.
“Allo stato – prosegue il Gip – tutto milita per individuare l’attentatore nel Pecorale atteso che fattezze, corporatura e abbigliamento dell’autore sono congruenti con quelli dell’indagato; la prova del secondo reato, stante l’esito della perquisizione può dirsi già totalmente raggiunta (fatti salvi gli accertamenti balistici)”.
Secondo il giudice, oltre al pericolo di fuga “sussiste pure il pericolo di non completare bene tutte le indagini con l’indagato libero perché sono ancora ignoti i motivi dell’azione e vanno completati gli accertamenti sui luoghi e preservati i potenziali informatori della polizia giudiziaria”.
Per il Gip “è attuale è grave il pericolo di reiterazione dei reati della stessa indole: al momento si può affermare che il grave fatto di sangue è maturato in un contesto totalmente eccentrico rispetto alla sequenza di avvenimenti (pare che la reazione armata sua stata scatenata da un asserito e banale piccolo ritardo nel servizio del pasto e a fronte di assenza di qualsiasi forma di ritrosia del Rosado).
Inoltre il Gip nel provvedimento evidenzia: “Accresce l’allarme sociale il fatto che Pecorale, provo di autorizzazione girasse armato e pronto a sparare. Raggela perché evoca particolare spietatezza anche il fotogramma del filmato che mostra l’uomo nell’atto di esplodere un colpo di pistola contro la persona offesa anche quando l’inserviente è già ferito a terra”.
“In attesa dei necessari accertamenti medico-legali e della evoluzione della situazione clinica dell’offeso si può affermare che l’azione è stata qualificata come tendente a togliere la vita. Vero è che la difesa – si legge ancora nel provvedimento – ha anticipato con la produzione documentale il tema che andrà approfondito nel corso delle indagini ovvero quali siano state al momento dei fatti le condizioni psichiche di Pecorale, soggetto che nel 2016 è stato presi in carico da strutture sanitarie svizzere”.
“Colpisce negativamente – dice ancora il Gip – anche la sostanziale freddezza con cui ha passato le ore successive al delitto, organizzando ed eseguendo un piano di fuga che avrebbe avuto successo dato che è stato bloccato a qualche centinaia di chilometri da
Pescara. Egualmente negativa è la valutazione dei motivi a delinquere: trattasi di circostanze così sproporzionate tra loro da indurre a pensare che nel tempo Pecorale sua giunto ad erigere una gerarchia di valori in cui all’apice ci sono lui e le sue aspettative pretese a cui il prossimo deve adeguarsi, costi quel che costi”.
Il Gip infine sottolinea l’incompetenza per territorio del Tribunale di Pesaro “in quanto l’azione del tentativo di omicidio si è consumata a Pescara e anche la detenzione e il porto di armi sono da considerarsi delitti connessi al primo in quanto allo stato è ragionevole supporre che con la Beretta 6.35 sequestrata sia stato perpetrato il ferimento potenzialmente mortale dell’offeso. Dunque è il solo rinvenimento dell’arma ad essere avvenuto a Mondolfo perché le realtà le condotte illecite erano già iniziate a Pescara contestualmente al ferimento”.