A Rigopiano era presente, insieme ad altri familiari delle vittime anche Giampaolo Matrone, pasticciere di Monterotondo, superstite e simbolo del disastro perché venne estratto miracolosamente vivo dopo 62 ore sotto le macerie.
La prossima udienza, ancora non fissata, dovrebbe svolgersi a fine maggio proprio per permettere ai periti, fra cui quello del Politecnico di Milano, di presentare i risultati degli accertamenti effettuati.
Dei 30 imputati sono 29 quelli che hanno scelto il rito abbreviato: rappresentanti della Regione Abruzzo, della Provincia di Pescara, della Prefettura di Pescara e del Comune di Farindola, alcuni rappresentanti dell’albergo distrutto e 7 prefettizi accusati di depistaggio in un fascicolo poi riunito al procedimento madre.
Il rito abbreviato sarà discusso davanti al gup Gianluca Sarandrea: prima, però, dovrà essere depositata la consulenza sulle perizie dell’accusa e del collegio difensivo. Il giudice aveva nominato nei mesi scorsi un collegio di periti per dirimere la questione riguardante l’origine della valanga del 18 gennaio, perché gli accertamenti peritali prodotti dall’accusa e dalle difese sono tra loro contrastanti.
La perizia dell’accusa punta, tra l’altro, sulla mancata realizzazione della carta valanghe, sullo sgombero delle strade di accesso al resort in quota e sul presunto tardivo allestimento del centro coordinamento soccorsi. Quella delle difese, invece, verte sulla fatalità, sul carattere imprevedibile del sisma che ha preceduto la valanga.