Pescara, Pineta: Italia Nostra contro le continue potature-FOTO

Pescara. Dopo l’annuncio dal Comune sulle nuove iniziative per riaprire ed espandere la Pineta Dannunziana, Italia Nostra esulta ma continua a puntare il dito contro le potature.

La sezione locale dell’associazione denuncia, infatti, “che si persiste con tagli non solo di alberi colpiti dal fuoco (per i quali si dovrebbe attendere e valutare eventuali segnali di ripresa , così come non si dovrebbe rinunciare all’apporto che i tronchi bruciati possono dare al nutrimento del suolo) ma anche di esemplari in buona salute, in evidente contrasto con quanto scritto nella relazione del gruppo di lavoro, costituito dalla stessa amministrazione dopo l’ampio dibattito pubblico creato dalle associazioni intorno alla rinascita della Riserva”.

Una nota del direttivo di Italia Nostra Pescara spiega che “119 alberi tagliati dopo l’incendio e 51 potati (quando è noto che i pini non si potano) si aggiungono ai 58 tagliati nel 2021 per via Pantini ed ai 201 tagliati nel biennio 2018-2019; una quantità (stimata per difetto) che equivale al taglio raso di quasi 2 ettari di bosco maturo”.

“Per tutto questo”, Italia Nostra ribadisce la “necessità di attivare gli organismi di direzione della Riserva, autonomi ed autorevoli, come previsto sin dall’ istituzione senza che ci sia stato un seguito, disattendendo le stesse Delibere di Consiglio Comunale e le norme del PAN*. Ancora oggi manca sia il Comitato Scientifico di Gestione (non rinnovato dal 2008) che un Direttore con adeguata competenza. In assenza di essi l’area protetta viene gestita come un semplice parco pubblico e sottratta allo svolgimento pieno della sua funzione di protezione e di conservazione dei valori naturali, oltre che di quelle scientifica, didattica e culturale”.

“Chiediamo ancora”, conclude la nota, ” l’apertura, non più rinviabile, di un reale spazio di partecipazione, anch’esso previsto da leggi e regolamenti, dove l’associazionismo possa trovare piena e competente espressione, senza che le maggioranze pro tempore possano scegliersi gli interlocutori tra le sigle di loro gradimento e, spesso, tra le meno attive sul territorio. Soprattutto in vista del grande e lungo lavoro di recupero la partecipazione è necessaria”.

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