Pescara, indagato il primario di Ginecologia:’Cure rifiutate alle pazienti di altri’

ospedale pePescara. Omissione, interruzione di servizio pubblico, abuso d’ufficio e peculato: queste le accuse a carico del primario di Ginecologia dell’ospedale Spirito Santo di Pescara, Maurizio Rosati, all’indirizzo del quale il Pm Gennaro Varone ha inviato un avviso di conclusione delle indagini.

 Indagini partite da un esposto e dalle ricostruzioni fornite poi dai carabinieri del Nas sui presunti casi riguardanti 6 pazienti bisognose di prestazioni chei, secondo il magistrato, Rosati avrebbe: “indotto a rivolgersi a lui come medico privato” in modo da garantire loro, “un rapido scorrere della lista di attesa” accorciando tempi lunghissimi, ritenuti dal pubblico ministero addirittura estesi per anni.

In sostanza, il medico 54enne avrebbe consigliato alle pazienti di rivolgersi a lui come medico privato bypassando il serzisio sanitario pubblico, sollecitando il meccanismo “licenziando – si legge nelle carte della Procura – le donne affette da patologie che, invece che a lui, si rivolgevano a medici di loro fiducia”.

Sul caso interviene il consigliere regionale M5S Domenico Pettinari che, nella veste di vice presidente della commissione sanità della Regione Abruzzo sta lavorando ad un disegno di legge per vietare che un medico che lavora nella sanità pubblica possa esercitare la libera professione. “Questa idea”, spiega Pettinari, “nasce dalla constatazione ormai quotidiana che medici che lavorano nelle strutture pubbliche invitano i pazienti presso i propri studi privati per visite di controllo e non solo . Questa pratica va a penalizzare gravemente l’azienda pubblica e sotto l’aspetto delle liste d’attesa sempre più lunghe e sotto l’aspetto della qualità della prestazione resa. Faccio un esempio concreto: se presso le ASL vi fossero liste d’attesa brevi quasi nessuno ricorrerebbe alle prestazioni presso i centri privati esterni. Ritengo inoltre che sia giusto prevedere una sorta di conflitto di interessi tra chi opera nel pubblico e chi nel privato. Il medico che sceglie di sostenere un pubblico concorso per prestare la sua opera nel pubblico – concluce il grillino –  non può svolgere la privata professione in quanto, a mio avviso, potrebbe, tra le altre cose, entrare in concorrenza non proprio leale con il professionista che svolge esclusivamente la professione privata. Ricordiamo che per altre professioni già esistono norme in tal senso”. 

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