Pescara. Padre e figlia di pochi anni sono morti carbonizzati in via Lago di Chiusi nel quartiere Rancitelli di Pescara.
Secondo una prima ricostruzione ci sarebbe stata prima una lite in auto tra due conviventi davanti alla figlia di cinque anni, poi la follia dell’uomo che sparge benzina addosso a tutti e dà fuoco all’abitacolo, bloccando il tentativo estremo della donna di strappare la bimba alle fiamme: una storia di maltrattamenti finita in tragedia a Pescara, con padre e figlia morti carbonizzati, e la madre ricoverata in gravi condizioni al Centro Grandi Ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma.
Protagonisti della vicenda un uomo di 48 anni, la convivente (44), e la figlia (5) nata dalla loro storia cominciata nel 2008; i tre, residenti in un comune dell’entroterra pescarese, vivevano insieme alle altre tre figlie della donna, nate da un precedente matrimonio.
Secondo gli investigatori, coordinati dal dirigente della Squadra Mobile di Pescara, Pierfrancesco Muriana, la donna aveva denunciato il convivente nel 2013 per maltrattamenti, sostenendo che l’uomo era violento e non voleva che la figlia avesse rapporti con le sorellastre. Lo scorso maggio il gip del tribunale aveva disposto l’allontanamento dell’uomo dal comune domicilio. A ottobre il convivente era stato condannato dal tribunale ad un anno di reclusione per maltrattamenti.
Lo stesso tribunale gli aveva anche imposto di poter vedere la figlia soltanto una volta alla settimana, presso la scuola materna del paese e in presenza degli assistenti sociali comunali. L’uomo però aveva più volte violato le disposizioni e nei suoi confronti era stato emesso di recente anche un allontanamento coattivo dall’abitazione. Nel pomeriggio l’epilogo: in base alla ricostruzione della polizia, sostenuta anche dalle poche parole riferite dalla donna ai soccorritori, i tre si sono incontrati in un posto per poi spostarsi a bordo di una Peugeot di un familiare della donna in una zona isolata nel quartiere Rancitelli di Pescara, probabilmente per discutere di alcune questioni personali, anche se non è da escludere che l’uomo abbia premeditato tutto, organizzando una trappola. Infatti all’improvviso ha tirato fuori una bottiglia contenente benzina, l’ha spruzzata addosso a tutti e ha dato fuoco all’abitacolo, trattenendo la figlia sul sedile posteriore, nonostante l’estremo tentativo della mamma di portarla via; la donna ha riportato ustioni di secondo grado sul 40% del corpo e di terzo grado sul 5% del corpo.
Foto Ansa