Spiniello, in un’intervista, aveva dichiarato che la Corte avrebbe “reso giustizia al territorio”, cosa che, secondo i legali della Montedison, preordinava un giudizio di colpevolezza in merito sul processo.
La decisione della Corte d’Appello è arrivata dopo due giorni di camera di consiglio, tempi che si sono allungati per problemi personali di un giudice. Secondo quanto avrebbe disposto la Corte, sarebbero state fatte salve tutte le attività del processo in corso a Chieti fino al 28 marzo scorso.
Venerdì scorso si era svolta l’udienza con le requisitorie dei Pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli: dovrebbe quindi essere deciso dalle parti e dal nuovo presidente del Collegio in Assise, Camillo Romandini, se confermare nel processo la requisitoria già svolta o procedere ad una nuova udienza con i Pm, che a quel punto dovrebbero rifare da capo il loro intervento. Il nuovo presidente dell’Assise dovrebbe debuttare domani nell’udienza già stabilita del processo, ma è probabile che venga disegnato un nuovo calendario.
La Corte d’Appello ritiene che “il presidente Spiniello abbia manifestato, fuori dalle funzioni esercitate, un ‘parere’, sull’esito del procedimento”. E’ il passaggio saliente della decisione della Corte d’Appello dell’Aquila che ha accolto l’istanza di ricusazione, presentata dagli avvocati della Montedison, nei confronti del presidente della Corte d’Assise di Chieti, Geremia Spiniello, che si occupa del processo riguardante la mega discarica della Val Pescara.
Nel mirino la frase “umanamente nessuna idea perche’ non abbiamo ancora guardato gli atti, pero’ sicuramente e’ un processo importante, noi daremo giustizia al territorio”, pronunciata dal presidente Spiniello nel corso di un’intervista televisiva rilasciata al termine dell’udienza del 7 febbraio scorso. Secondo i giudici “i timori degli imputati circa la sussistenza dei requisiti di terzieta’ e d’imparzialita’ del presidente Spiniello siano oggettivamente giustificati, poiche’ essi non si fondano su meri sospetti, ma su dato oggettivo rappresentato da un’espressione che, indipendentemente da quale sia stato il concetto che il giudice ha inteso esprimere, legittima il venir meno, negli imputati, della fiducia sul fatto che nel processo in corso il valore d’imparzialita’ rimanga soddisfatto, nonche’ il loro convincimento circa l’ineludibilita’ di un esito sfavorevole”.
Secondo i giudici “e’ irrilevante che la frase oggetto di doglianza ‘noi daremo giustizia al territorio’ sia stata preceduta dalla specificazione del mancato esame degli atti del processo. Perche’ questo, lungi dall’evidenziare l’assenza di pregiudizi, che necessariamente connota l’atteggiamento del giudice nella fase pre- decisionale, lo caratterizza oggettivamente con una possibile, e per cio’ solo inaccettabile, motivazione finalistica della successiva lettura e interpretazione degli atti processuali”.
La Corte ha quindi dichiarato “la fondatezza della dichiarazione di ricusazione” disponendo, “che mantengano efficacia tutti gli atti compiuti dal giudice ricusato fino alla conclusone dell’udienza del 28 marzo 2014”.
Il consigliere provinciale Enisio Tocco, ex sindaco di Alanno (Pescara), componente della commissione consiliare Ambiente, ha chiesto oggi al presidente della commissione, Roberto Pasquali, di convocare la prossima settimana i dirigenti o responsabili degli enti competenti alla verifica della qualita’ delle acque nel periodo compreso tra il 2004 e oggi, e cioe’ Aca (Azienda consortile acquedottistica), Arta (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente), Asl, e altri ancora, per discutere delle vicende relative alla maxi discarica in Val Pescara. Tocco punta a “fare definitivamente chiarezza sulle eventuali responsabilita’ delle istituzioni che all’epoca si occupavano del ciclo idrico”. Si potrebbe anche pensare, per il consigliere provinciale, di invitare a Pescara il commissario nominato dal Governo, Adriano Goio. “E’ necessario, dice Tocco, fare chiarezza sulla vicenda ed escludere completamente le responsabilita’ dei sindaci che si sono succeduti dal 2004 ad oggi, che non hanno mai ricevuto in questi anni comunicazioni, ne’ formali ne’ informali, sull’inquinamento delle acque. I sindaci, aggiunge Tocco, possono pertanto costituirsi parte civile nei confronti degli eventuali responsabili, e alcuni primi cittadini si sono gia’ attivati in tal senso nei confronti della Montedison. In questa vicenda, conclude Tocco, i sindaci sono parte lesa, quali rappresentanti dei cittadini, e se avessero saputo non avrebbero esitato ad attivarsi a tutela della popolazione e della salute pubblica”.
Tocco e l’assessore provinciale all’Ambiente Mario Lattanzio lanciano poi un messaggio rassicurante sulla situazione attuale. “Nei comuni del Val Pescara l’acqua che sgorga dai rubinetti e’ pulita, non c’e’ inquinamento, e in questi comuni ci sono delle attivita’ produttive che usufruiscono di questo bene, che e’ oligominerale e certificato dagli enti preposti” – fa notare l’assessore.