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Pescara, chiuso il Bar Camplone: sotto accusa la politica commerciale

Pescara. Chiude il Bar Camplone: la crisi falcia un pezzo dello storico salotto del capoluogo adriatico. Ardizzi (Confcommercio): “Politica ottusa colpevole”. Cuzzi (Pd): “Declino preoccupante”.

 

Prima le vetrine coperte da manifesti annuncianti le ferie. Poi, dopo diversi giorni di luci spente, sarebbe arrivata la comunicazione ai sindacati della prossima e definitiva chiusura dei battenti. Così, strangolato dalla crisi, se ne va un pezzo della storia e del salotto buono di Pescara: il bar Camplone di piazza Primo Maggio. Senza tralasciare la difficoltà che ora investe i 18 dipendenti fissi e un’altra ventina di posti di lavori che si creavano nel periodo estivo, la serrata apre nuovamente la strada alla critica delle scelte istituzioni sull’economia e il commercio della città.

“Sarebbe l’ennesima attività storica di Pescara che scompare, che spegne le sue insegne, condannata a morte dall’incapacità e insensibilità degli amministratori cittadini e regionali che hanno mortificato con scelte scellerate la vocazione commerciale della nostra città”, afferma duramente il presidente di Confcommercio Pescara Ezio Ardizzi. “Oggi”, prosegue, ” nulla del fulgore economico della nostra città negli anni ‘70 e ‘80 è rimasto a causa di scelte politiche che hanno perseguito con una caparbietà pari solo all’ottusità lo scellerato disegno di una città senza più identità, di una città inaccessibile, di una città dormitorio al servizio solo di qualche residente ma incapace di invogliare qualcuno a visitarla”.

“Condivido la preoccupazione del Presidente Ardizzi”, chiosa Giacomo Cuzzi, presidente del Pd di Porta Nuova, “Pescara sta vivendo un periodo si stasi i cui simboli sono il declino del Porto, dell’Aereoporto, della stazione Ferroviaria e delle sue attività economiche in primis l’edilizia e il commercio. I fondamenti dello sviluppo urbano della Città stessa. Non tutto è attribuibile alla crisi economico finanziaria che stiamo vivendo a livello mondiale e nazionale molto è attribuibile all’incapacità amministrativa a livello comunale e regionale. Non siamo davanti ad una crisi “ciclica” dallla quale si può ripartire da dove ci siamo fermati , con gli stessi metodi e criteri di prima. Siamo in una crisi “strutturale” che impone nuovi metodi e scelte di governo locale radicalmente diverse dal passato. Per tornare ad essere protagonisti della Modernità è necessario creare opportunità,agevolazioni, facilità per chi vuole intraprendere attraverso strumenti operativi agili e trasparenti. “Il declino della Città commerciale”, conclude, “passa anche da affitti insostenibili che strozzano i commercianti e le attività, insostenibili e non in sintonia con il periodo che stiamo vivendo; per molti è meglio avere il locale sfitto che abbassare il canone mensile e permettere ai giovani e i coraggiosi di intraprendere la prorpia attività e realizzare il prorpio sogno o di consentire alle storiche attività commerciali di sopravvivere in attesa di tempi migliori. Questa logica non funziona. Occorre un governo locale alleato di coloro i quali vogliono rischiare in prorpio per creare ricchezza,sviluppo e lavoro”.