Automobile ripescata nel porto di Pescara: dentro i resti di un cadavere

porto_automobile_dipaoloPescara. Trovata un’automobile sul fondo del porto canale: probabile la presenza del cadavere appartenente a un uomo sparito da molto tempo.

Un’automobile e’ stata ripescata nell’area del porto di Pescara, nelle acque della darsena commerciale del molo sud. E’ stata rilevata la sua presenza e poi portata a riva, anche con l’intervento dei sommozzatori. Sul posto sono accorsi i vertici della polizia, dal questore Paolo Passamonti al capo della squadra mobile Piefrancesco Muriana, insieme agli esperti della Scientifica, ai vigili del fuoco e al personale della Capitaneria di porto.

Il mezzo, completamente annerito, è stato recuperato nell’area dove è in corso il dragaggio, ripescato proprio durante le operazioni di scavo dopo essere rimasta incastrata nel braccio della draga. Gli operai della cooperativa San Martino di Chioggia si sono accorti della presenza dell’auto e del braccio di un giubbotto che usciva fuori dall”abitacolo, quindi hanno interrotto l’intervento lanciando l’allarme. Potrebbe essere l’auto di un dipendente del comune di Pescara scomparso da tempo e di cui non si avevano piu’ le tracce.

Nella macchina, una Renault Modus, c’erano una Fidelity card intestata proprio Luigi Di Paolo, dipendente dell’anagrafeDiPaoloLuigi_scomparso comunale nato nel 1960 e sparito il 3 gennaio 2011. La tessera era infilata in un portafogli con una serie di documenti illegibili. Al posto di guida una poltiglia informe, che potrebbe essere ciò che rimane del corpo. Solo l’osso femorale si vede in modo nitido. Nell’abitacolo anche la busta di un negozio di ortopedia che potrebbe essere riconducibile a lui.

L’allarme per la scomparsa era stata data dai colleghi d’ufficio che, dopo averlo salutato il 31 dicembre, non l’avevano trovato al rientro dopo le feste di Capodanno. L’uomo, vedovo e senza figli, viveva da solo in via Vella, a Rancitelli. Insieme a lui era sparita proprio la sua Renault Modus, e alla denuncia sporta dai genitori era seguito anche l’appello tramite la trasmissione ‘Chi l’ha visto?’. Nessuna traccia, però, era mai stata reperita, con il cellulare che ha squillato a vuoto fino all’esaurimento della batteria e poche informazioni disponibili da diffondere. La vita solitaria che conduceva Di Paolo, affetto da una leggera disabilità (da qui il collegamento con la busta dell’articolo ortopedico), non aveva permesso a nessuno dei vicini di avvistarlo nella sua ultima uscita di casa, quindi di poter fornire nemmeno dettagli sul vestiario indossato.

L’ufficialità sull’identità dei resti deve ancora arrivare, sarà il pm titolare dell’inchiesta aperta, Salvatore Campochiaro, a disporre un esame autoptico o per il dna. Ma ormai è quasi certo che la scomparsa di Di Paolo, che oggi avrebbe 53 anni, sia terminata sul fondo del porto canale. Resta da chiarire se a seguito di un suicidio. In tal caso, comunque, stupisce che, in un porto di medie dimensioni e scandagliato in tutti i modi possibili negli ultimi due anni, per i rilevamenti necessari al dragaggio, non sia stata notata prima la carcassa di un’automobile.

 

Foto: Ansa


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