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Pescara, pista tunisina per l’omicidio Bucco: caccia al Dna sui coltelli

Pescara. Si apre la pista tunisina per l’omicidio di Nicola Bucco: un marinaio nordafricano finisce sul registro degli indagati per la morte del 53enne. Dopo 10 mesi dal delitto, ancora aperte le indagini sul delitto di via Leopardi. Sequestrati due coltelli.

Dieci mesi dal 14 novembre, quando il 53enne Nicola Bucco fu ritrovato sgozzato nel suo appartamento di via Leopardi. Ma se i primi passi mossi dalla squadra Mobile della polizia sembravano condurre dritte ad una soluzione, tuttora rimangono aperte le indagini per l’individuazione dell’assassino. Scartati i primi indiziati, il padrone di casa e alcuni nell’ambiente del porto, dove Bucco saltuariamente lavorata, ora arriva un nuovo nome sulla lista degli indagati.

Si tratta di Rafik Ben Ambri, marinaio 26enne di origine tunisina, che nel 2008 fu protagonista di una brusca lite con Bucco, legata a motivi di danaro. Ieri il blitz della Scientifica nell’abitazione di Francavilla al Mare del nordafricano, dove sono stati sequestrati alcuni oggetti riportanti presenza di tracce ematiche: tra questi, due coltelli a serramanico e un giubbotto. Da quelle della Scientifica, il materiale sequestrato è stato girato alle mani del pool del dipartimento di Genetica del professor Liborio Stuppia, docente dell’università d’Annunzio nonché consulente tecnico di Gennaro Varone, pm titolare dell’inchiesta sull’assassinio. Tracce, sì, ma scarse e poco chiare: per questo le analisi tese ad individuare il Dna che potrebbe risultare quello della vittima potrebbero dilungarsi. Se quel sangue, però, fosse di Nicola Bucco, per il tunisino non ci sarebbe troppo scampo.

Serenità, però, è stata predicata dal difensore di Ben Ambri, che non si è preoccupato neanche di nominare un consulente di parte, confidando nell’innocenza del suo assistito e nel lavoro degli inquirenti.