Pescara. Domani la sentenza definitiva del comitato Via sulla filovia: nonostante il preavviso di rigetto, il sindaco Mascia spera nella fumata bianca. Le associazioni, invece, ribattono il ferro caldo delle barriere architettoniche.
Si riunirà domani, a L’Aquila, il comitato della Regione Abruzzo chiamato a fornire una valutazione di impatto ambientale sul progetto della filovia che, attraverso la Strada parco, dovrebbe collegare Montesilvano e Pescara. Al banco di prova, ancora una volta, la Gestione trasporti metropolitani, commissionaria dell’opera, che già lo scorso luglio ha incassato un preavviso di rigetto, nonché l’ordine di produrre entro 30 giorni chiarimenti sulle emissioni acustiche, atmosferiche e sulle barriere architettoniche.
Sperando in una fumata bianca, il sindaco pescarese Albore Mascia torna a definire “ridicole” le richieste del comitato Via: “La Gtm”, sottolinea, “avrebbe dovuto produrre un piano di abbattimento delle barriere architettoniche sul marciapiede costruito dalla Regione nel 1998”. “Forse il Comitato di Via”, ribadisce Mascia, “non ha ben considerato che in caso di bocciatura dovremo restituire 35 milioni di euro allo Stato che erogò quella somma vincolata alla costruzione della filovia e non di una strada-parco per pochi residenti. A questo punto, se questo è il messaggio, vuol dire che dovranno essere chiuse e smantellate tutte le filovie d’Italia perché nessuna è stata sottoposta a procedura di Via, a partire da quella di Chieti.
Ma quei “pochi” residenti che si sono riuniti in associazioni e hanno portato avanti per anni la battaglia No-filovia, uniti all’associazione Carrozzine Determinate, contestano il piano previsto dalla Gtm per abbattere le barriere architettoniche. Domani i membri di questi gruppi, insieme al Wwf Abruzzo, saranno presenti alla seduta della commissione Via per ribadire che “la documentazione depositata dalla Gtm non soddisfa le esigenze di chiarimenti richiesti attraverso precise prescrizioni. Anzi”, spiegano in una nota Loredana Di Paola, Claudio Ferrante e Antonella Di Cecco, “i consulenti fiduciari certificano indirettamente l’impossibilità di trovare soluzioni tecniche alle varie criticità”. Dopo aver letto il piano di abbattimento, i tre rappresentanti no-filovia sostengono che la il dossier presentato dall’azienda di Michele Russo presenti errori interpretativi di alcune norme. “Lo studio Gtm”, dicono Di Paola, Ferrante e Di Cecco, “definisce tutti i tratti di percorrenza per pedoni e carrozzine come percorsi per poter rientrare nella misura di 90 centimetri, ma per il codice della strada e per la normativa vigente in materia di sicurezza tali tratti però sono a tutti gli effetti dei marciapiedi quindi devono avere una larghezza non inferiore a 150 centimetri.
“In ogni caso”, viene ribadito, “non esiste possibilità alcuna di allargare i marciapiedi qualsiasi sia la dimensione presa in considerazione per la presenza di abitazioni, strade parallele di servizio o il muraglione della ferrovia. Per questo”, concludono, “che il progetto è da rigettare: si sta valutando un progetto in “sanatoria” in contrasto con la normativa vigente nazionale e comunitaria, senza soluzioni alla eliminazione delle barriere architettoniche”.