Lunghissima l’arringa finale dell’avvocato Giandomenico Caiazza, chiamato nell’aula 1 del tribuanel di Pescara a difendere Ottaviano Del Turco dalle pesantissime accuse mosse al processo Sanitopoli. “Non c’ e’ la traccia di un solo euro o dobbiamo usare l’argomento che Del Turco è stato ministro delle Finanze, come se il ministero delle Finanze fosse una scuola di criminalita’ economica”. E’ questo uno dei passaggi salienti della parte conclusiva dell’arringa che l’avvocato Giandomenico Caiazza ha tenuto per svariate ore nella giornata di ieri, per poi chiedere l’assoluzione per Del Turco perchè i fatti non sussistono. “La nostra pena”, ha detto il legale al colleggio giudicante, “l’abbiamo già subita, le nostre vite sono state stravolte, siamo qui camminando tra le macerie. Noi abbiamo cercato di farvi vedere come era la nostra vita. La verita’ di questa vicenda e’ raccontata gia’ dagli atti del processo, noi non dobbiamo convincere nessuno”. Caiazza ha evidenziato la storia personale e pubblica di Del Turco: “Se fosse impazzito e avesse deciso di diventare un ladro l’avrebbe fatto per cambiare vita. Ma non c’è la traccia dei soldi e la vita non si è modificata nella sua notoria e leggendaria sobrietà e semplicità. Questo è già un dato imponente”.
Tornando oggi a parlare delle foto relative alla presunta tangente consegnata da Vincenzo Angelini, il 2 novembre 2007 a Del Turco a Collelongo, Caiazza ha definito il racconto dell’ex imprenditore della sanità “assurdità” e “prova di uno scienziato della calunnia materiale”. “Una mente, quella di Angelini visionaria”, ha commentato il legale. Sempre sull’episodio del 2 novembre l’avvocato ha sostenuto che Angelini ha scelto di non documentare la dazione “lasciando indizi da cui si dovrebbe desumere che è avvenuta”. Caiazza inoltre ha evidenziato che “non esiste una sola immagine che ritragga una persona identificabile. E’ singolare che i protagonisti non siano effigiati”. A proposito della “famosa” busta delle mele ha detto che è “il film di un calunniatore professionista”. Il difensore ha inoltre aggiunto: “Noi siamo vittime di una calunnia infame che ha fatto di Ottaviano Del Turco, persona di riferimento morale indiscusso nella vita delle istituzioni di questo paese, un satrapo impazzito dal desiderio di denaro. Questa è una storia raccontata da chi doveva dare un senso alla spoliazione delle sue aziende con il prelievo di denaro contante”.
“In tutta l’affabulazione accusatoria di Angelini non c’è mai una circostanza fattuale che possa dare concretezza alle accuse”, ha proseguito Caiazza sostenendo la “natura fantasiosa e calunniosa” delle dichiarazioni di Angelini e ha detto che l’ex titolare di Villa Pini “non è il concusso, è lo stalker di Del Turco. Questo e’ un processo per stalker non per tangenti”. A proposito dei prelievi effettuati da Angelini ha fatto notare che sono tanti “un marasma, un mare di prelievi, che a valore di riscontro dimostrano l’impossibilità di una ricostruzione umana da parte di Angelini”. Caiazza ha inoltre sostenuto che il valore indiziario dei prelievi e dei telepass di Angelini “è zero spaccato”. Tra le altre cose ha fatto notare “il contrasto insanabile tra le dichiarazioni di Angelini e della moglie” in quanto l’ex titolare di Villa Pini “ha sempre detto di non avere un’agenda, una memoria scritta, relativa agli episodi concussivi. La moglie ha invece dichiarato che Angelini aveva un elenco scritto”
“Sono molto toccato e soprattutto la parte finale dell’arringa mi ha turbato per i riferimenti che ha fatto alla storia della mia vita e all’immagine che di me hanno milioni di italiani”: così Ottaviano Del Turco, oggisi è espresso a margine dell’udienza del processo sulla sanità abruzzese. “Sono grato all’avvocato Caiazza – ha proseguito – perche’ la sua ricostruzione dei fatti ha una logica talmente stringente che non riesco a immaginare come una Corte possa dire no”. Relativamente all’episodio della presunta dazione del 2 novembre 2007 ha detto che il suo difensore ha fornito “una spiegazione logica, razionale e bella anche dal punto di vista della narrazione”. “E’ la prima volta che ho a che fare con un processo penale e questa volta ne esco con la convinzione che il lavoro che hanno fatto i miei legali puo’ mettere la Corte nella condizione di esprimersi con grande serenita’ su questa vicenda”.
Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per tutti i capi di imputazione. E’ la richiesta dell’avvocato Marco Femminella per l’ex capogruppo regionale del Pd Camillo Cesarone, avanzata oggi pomeriggio, a Pescara, nel corso della sua arringa. Secondo l’accusa Cesarone insieme a Del Turco e Lamberto Quarta, ex segretario generale dell’ufficio di presidenza della Regione, avrebbe intascato da Angelini mazzette per cinque milioni e 800 mila euro. “Cesarone”, ha detto l’avvocato, “è qui perchè reo di non essere stato capace di aiutare Angelini, per cui aveva lavorato in passato, ad evitare che il suo budget scendesse e i posti letto diminuissero”.