Dall’alba di questa mattina i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Pescara e Chieti, in collaborazione con il Reparto Prevenzione Crimine “Abruzzo”, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari, Gianluca Sarandrea, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Barbara Del Bono, titolare dell’inchiesta.
Impiegati comunali, dipendenti dell’Enel, assistenti sociali, amici di famiglia e addirittura medici. Erano queste le mentite spoglie sotto le quali un’organizzazione criminale, formata da zingari residenti tra Pescara e Chieti, usava presentarsi, con fare rassicurante e confidenziale, nelle abitazioni di persone sole ed in età avanzata, che venivano poi derubate dei risparmi di una vita.
Con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti e rapine in abitazione ai danni di persone anziane, sono finiti in carcere 12 nomadi abruzzesi del clan Spinelli-Bevilacqua, già noti alle forze dell’ordine.
I criminali, che colpivano in formazioni di volta in volta diverse secondo un copione ben congegnato e rodato da anni di consumata esperienza criminale, erano soliti partire da Pescara, per raggiungere le abitazioni delle loro prede.
Per rendere ancora più credibile la “sceneggiata”, specie le donne, si presentavano alle vittime in abiti per così dire “civili”, evitando di indossare capi di abbigliamento e accessori che potessero in qualche modo tradire la loro origine “zingaresca”.
Tredici i casi scoperti nel corso delle indagini, compreso un episodio in cui, di fronte alla reazione di due anziani coniugi che avevano scoperto l’inganno, quattro degli arrestati hanno agito in maniera violenta per impedire alle due vittime di chiamare le forze dell’ordine e per guadagnare la via di fuga, meritandosi così la più grave accusa di tentata rapina.
Un numero di episodi ragguardevole, considerato che le indagini hanno interessato un arco temporale relativamente circoscritto.
Chieti, Teramo, Frosinone e Rieti. Queste, oltre a quella pescarese, le province colpite dalle scorrerie degli insaziabili ladri, che hanno fruttato ragguardevoli cifre all’associazione criminale, considerato il valore dell’oro e dei monili trafugati e del contante sottratto.
I dettagli di quella che è stata denominata “operazione Gitano” sono stati illustrati dal dirigente della Squadra Mobile, Muriana, che ha parlato di una banda di “veri e propri predoni” che spesso metteva a segno furti “in case isolate” e la cui attività era “molto remunerativa”.
Un’altra conversazione riguarda sempre Spinelli, dopo l’arresto della moglie. Parlando con l’avvocato il nomade esclama di essersi raccomandato con la moglie perché lei “dovrebbe stare a casa con il figlio” e lui dovrebbe occuparsi di “rubare”.