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Improta a Pescara: ‘Dragaggio dal 3 aprile, barche in mare il 25 marzo’, la marineria fa tremare Palazzo dei Marmi-VIDEO

Pescara. Improta porta “ottime notizie”: il dragaggio partirà il 3 aprile e terminerà entro il 10 maggio. Il sottosegretario alle Infrastrutture, per la terza volta in città, rassicura per il ritorno in mare il 25 marzo, ma la marineria deve far tremare Palazzo dei Marmi per farsi ricevere dignitosamente.

Nuova estrazione per la lotteria del dragaggio. Questo pomeriggio è tornato per la terza volta in città Guido Improta, sottosegretario al ministero delle Infrastrutture (organismo promotore della rimozione di 200mila metri cubi di sedimenti dal fondale del porto) per dare l’ennesima sequela di date sui lavori che pescatori e operatori commerciali aspettano ormai da un biennio. Ci si riprova: partenza dei lavori fissata al 3 aprile, la fine entro il 10 maggio, mentre per il 25 marzo la flotta composta da una sessantina di pescherecci potrà tornare in mare. Ciò vuol dire che entro fine mese sarà completato lo ‘scavetto’, il mini-dragaggio, ovvero lo spostamento di 25mila metri cubi di sabbia dall’avamporto, spostandoli a ridosso della diga foranea per aprire una canaletta lunga 250 metri e larga 30 che consentirà alle imbarcazioni di uscire e rientrare dal porto. Facendo attenzione a segnalarla adeguatamente, perché solo l’altro ieri due vongolare si sono incagliate proprio al centro dell’area di scavo.

“Con dei tempi leggermente più lunghi del previsto, ma abbiamo ottime notizie sulle analisi ambientali che si sono condotte”. Le parole di Improta giustificano il ritardo della Sidra, ditta che ha vinto l’appalto da 10 milioni di euro, che ha consegnato solo questa mattina al provveditorato alle Opere pubbliche i risultati degli esami fatti svolgere da un laboratorio riminese sui prelievi effettuati sui fondali: 36 carotaggi, 120 campionamenti e 10mila analisi sul materiale da dragare, secondo il sottosegretario, i controlli condotti “per fare le cose per bene”. Ora queste, in serata, finiranno all’Arta per essere confermate, ma le “ottime notizie” di Improta hanno già tracciato il teorico destino dei 200mila metri cubi di sabbia e fango che la draga raschierà dal fondale. “Tra il 60 e il 70 per cento del materiale è stato classificato di livello A, cioè di qualità tale da essere riutilizzata per il ripascimento”: ottima davvero la notizia, in quanto circa 140mila metri cubi di sabbia non dovrà essere né depurata né smaltita come rifiuto. Ovvero: tutto molto più facile da movimentare e portare via dal porto. Per decidere quali spiagge ospiteranno la sappia dragagata, Gianni Chiodi, presidente della Regione, ha annunciato la convocazione al 18 marzo di una conferenza dei servizi con i sindaci di Pescara, Ortona e Martinsicuro per validare un piano di ripascimento a seconda della compatibilità tra i materiali. Il restante 30-40% di fondale analizzati risulta non riutilizzabile, pertanto sarà depurato con il soil-washing, la cosiddetta “lavatrice” già montata sulla banchina e per l’utilizzo della quale si dovranno attendere altri 45 giorni prima di poter aprire una commissione per la valutazione di impatto ambientale, quindi potrà essere trattata almeno dopo il 29 aprile. “Le analisi”, aggiunge Improta, “dicono che in questo materiale non c’è mercurio o tossicità elevata”, mentre a fine 2011 la procura di L’Aquila aveva avanzato ipotesi di presenza di Ddt o Naftalente, bloccando il precedente dragaggio. “Dopo averlo ripulito”, continua Improta con le ottime notizie, “l’80% di questa parte di fanghi, circa 30mila metri cubi, potrà essere riutilizzato per ripianare la vasca di colmata, che è progettata come un piazzale di stoccaggio ma oggi ha un dislivello di 6 metri: quindi risolveremo anche un altro problema”. Di questa parte più sporca, invece, non si conosce futuro. Improta ha smentito categoricamente che il ministero abbia mai parlato di una discarica belga, ma non ha anticipato nessuna altra destinazione. Sulla banchina, invece, si vocifera della recente autorizzazione di una discarica a Città Sant’Angelo: soluzione tanto vicina quanto economica, ma che deve ancora trovare la benché minima conferma. “Abbiamo ritardato perché è stata una operazione complessa e articolata”, commenta ancora il sottosegretario, “ma abbiamo lavorato per accontentare tutti: i pescatori riavranno l’agibilità del porto, agli operatori commerciali daremo una darsena profonda 6,5 metri per ospitare i mercantili e abbiamo guardato anche all’opinione pubblica e ai balneatori”. Per questi ultimi, però, ora potrebbero sorgere il rischio legato alla tempistica. I fanghi movimentati dalla draga potrebbero andare ad incidere sui rilevamenti che, proprio a cavallo della fine del dragaggio, l’Arta effettua per decretare la balneabilità delle acque. Anche se la situazione potrebbe assumere il carattere straordinario: “Considerando l’avvio ritardato, abbiamo chiesto alla Sidra di recuperare tempo raddoppiando la quantità di materiale da dragare attraverso un cambio di mezzo”, conclude Improta che rassicura, “ i lavori di dragaggio si potranno effettuare anche a ridosso della stagione balneare”.

LA MARINERIA FA TREMARE PALAZZO DEI MARMI

Dovevano essere loro quelli messi in prima fila ad ascoltare le parole di Improta, e invece alla marineria già ieri pomeriggio erano state socchiuse le porte in faccia. La prefettura, che ha ospitato l’incontro, ha autorizzato l’ingresso alla riunione a soli 4 rappresentanti, mentre su una dozzina di sedie della sala al secondo piano di Palazzo dei Marmi, ala governativa, c’erano targhette con scritto “Riservato”. Loro, i destinatari delle “ottime notizie”, sono arrivati comunque in massa, circa una sessantina sul marciapiede di piazza Italia, decisi a partecipare comunque tutti. C’è stata una primo tentativo di mediazione all’arrivo del sottosegretario, che con il prefetto ha chiesto al rappresentate degli armatori Mimmo Grosso di entrare con un paio di colleghi e di limitarsi a poche domande. I lupi di mare hanno rilanciato: tutti dentro. Ma si sono ritrovati una manciata di posti lasciati liberi da giornalisti e politici, e davanti alla puzza di passerella mediatica hanno reagito riportando la tensione ad alti livelli. Il fiume umano della rabbia si è riversato nuovamente giù per le scale del palazzo governativo, minacciando di andare a bloccare il cavalcavia dell’asse attrezzato come avvenuto al culmine delle manifestazioni degli ultimi mesi. A placarli e ad incassare gli insulti della folla furiosa è intervenuto il comandante della Capitaneria di porto Luciano Pozzolano. Urla, grida, schiamazzi, pugni contro le porte, poi l’intervento del capo della Digos Leila Di Giulio, che ha autorizzato la marineria a radunarsi nell’adiacente sala del consiglio provinciale. Intanto, due piano più in alto, Improta era rimasto solo con i giornalisti, Chiodi e il prefetto D’Antuono. Dopo il breve riepilogo tenuto davanti alle telecamere, le istituzioni sono scese ad illustrare i dettagli alla platea più meritevole di spiegazioni. Meglio tardi che mai.

IL PIANO DI RIPASCIMENTO

Il 18 marzo ci sarà una conferenza di servizi alla quale parteciperanno la Regione Abruzzo, il provveditorato interregionale alle Opere pubbliche e i comuni di Pescara, Ortona e Martinsicuro che dovranno avallare il piano di ripascimento dei loro litorali. Dei 120mila metri cubi di materiale privi di contaminazioni, 50mila potranno essere accolti dal litorale pescarese, 40mila da Ortona e 30mila da Martinsicuro. Questo piano di ripascimento dovrà essere soggetto alla procedura di valutazione di impatto ambientale che dovrà chiudersi entro il 29 marzo.

 

Daniele Galli