Pescara. Un incontro dedicato alla Shoah e al Giorno della Memoria quella che si è svolta stamane presso l’Istituto Alberghiero Ipssar De Cecco, alla presenza del giornalista e storico Marco Patricelli; dell’artista Alexian Santino Spinelli, docente universitario e ambasciatore della cultura Rom nel mondo; del docente Antonio De Grandis, presidente del Tribunale ecclesiastico Abruzzo e Molise; della dirigente scolastica, Alessandra Di Pietro; della docente Rosa De Fabritiis, referente del progetto didattico.
“Il 27 gennaio segna il Giorno della Memoria perché è la data in cui il mondo ha assunto piena consapevolezza della Shoah, del genocidio sconvolgente non solo degli ebrei, ma anche del popolo Rom e Sinti, di cui non si parla mai”, afferma la dirigente Di Pietro.
La giornata si è aperta con la lettura, da parte di due studentesse, di poesie scritte da giovani prigionieri dei campi di sterminio uccisi nelle camere a gas ed è proseguita con gli interventi dei relatori.
“La verità è che il problema dell’antisemitismo e dell’avversione per il diverso è radicata in tutti i popoli”, afferma Patricelli. “Pensiamo che fu proprio il Governo Italiano post-1861 il primo Stato a pensare di deportare in Madagascar i soldati meridionali che non giuravano fedeltà ai Savoia, e non sapendo come disfarsene, li imbarcò e li portò in America a combattere nella guerra degli stati Confederali. Quindi nella Shoah nessuno è innocente”.
A ricostruire le vicende del Polo Rom e Sinti è stato l’artista Alexian Santino Spinelli: “Il popolo Rom è l’unico al mondo a non aver mai avuto contrasti religiosi, a non aver mai dichiarato guerra, a non aver mai fatto un atto terroristico di rivendicazione, eppure è stato un popolo perseguitato e al quale non è mai stato dato quel risarcimento riconosciuto agli ebrei. Pensiamo che il gas letale dei campi fu sperimentato per la prima volta su 300 bambini rom, tutti sterminati. I rom non sono mai stati risarciti e ancora oggi sono oggetto di discriminazione sociale, strumentalizzati anche dalla politica per riscuotere consensi”.
Rispondendo poi alle domande degli studenti, De Grandis ha chiarito il ruolo della chiesa cattolica nella Shoah: “Papa Pio XII, il pontefice che ha traghettato la chiesa nel periodo della guerra, ha scelto di non andare allo scontro verbale con il nazismo, ma ha agito dietro le quinte, ordinando ai monasteri di clausura di accogliere nei propri spazi tanti ebrei, che così si sono salvati”.
“Sicuramente il problema è che la chiesa non ha detto nulla”, ha aggiunto lo storico Patricelli . “Non ha avuto una presa di posizione ufficiale come tutti si aspettavano, ma questo anche perché con l’Europa occupata, con il nazismo che non vedeva l’ora di andare allo scontro con il cristianesimo e di sostituire tale religione con una religione atea o con l’esoterismo, Pio XII scelse di non parlare, ma di agire”.