Pescara. Presentata istanza di differimento degli interrogatori, da parte dei legali del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e del responsabile dell’ufficio tecnico comunale Enrico Colangeli, che questa mattina sarebbero dovuti comparire in Procura a Pescara per essere ascoltati dal procuratore Massimiliano Serpi e dal pm Andrea Papalia, titolari dell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, che il 18 gennaio scorso, in seguito a una valanga, costò la vita a 29 persone.
Gli avvocati dei due indagati, Cristiana Valentini, Massimo Manieri e Goffredo Tatozzi, hanno chiesto un congruo rinvio, per avere a disposizione il tempo necessario ad approfondire l’imponente mole documentale. Lacchetta, è indagato per omicidio colposo, lesioni plurime colpose e crollo colposo, insieme all’ex sindaco Antonio De Vico che sarà interrogato il 19 dicembre, in relazione all’attività omissiva legata alla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune di Farindola. Secondo l’accusa, se il piano fosse stato approvato, avrebbe impedito l’edificazione del nuovo hotel e quindi il verificarsi del disastro.
A Lacchetta e Colangeli, già ascoltati nelle prime fasi dell’inchiesta, viene inoltre contestato il fatto che il 15 gennaio scorso, sulla base delle previsioni meteo, il Comune dispose la chiusura delle scuole, ma i due non si attivarono per sgomberare l’albergo e anzi fu consentito che, nonostante l’allarme, altre persone salissero a Rigopiano .
Colangeli, infine, è indagato anche per abuso e falso ideologico, insieme a Marco Paolo Del Rosso, l’imprenditore che chiese l’autorizzazione a costruire il resort, e Antonio Sorgi, direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo, in riferimento al permesso rilasciato nel 2006 per la ristrutturazione del complesso alberghiero, quando l’area era soggetta a vincolo idrogeologico.
Con loro è indagato anche l’ex sindaco Massimiliano Giancaterino, ascoltato nel pomeriggio: “Per me è una doppia tragedia, confido nella magistratura e confido si arrivi a una definizione delle responsabilità”, ha detto prima di entrare negli uffici della Procura di Pescara. Giancaterino, sindaco dal 2004 al 2009, nella tragedia del 18 gennaio scorso, quando una valanga travolse il resort provocando la morte di 29 persone, ha perso il fratello Alessandro, dipendente dell’hotel. E’ indagato in relazione alla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune di Farindola e alla mancata convocazione della commissione valanghe, riunitasi l’ultima volta nel 2005.
“Rifiuto la caccia alle streghe”, ha aggiunto Giancaterino che alle 12.30 è entrato negli uffici della Procura, accompagnato dall’avvocato Vincenzo Di Girolamo, per essere interrogato dal procuratore, Massimiliano Serpi, e dal Pm Andrea Papalia. “Se ci sono delle responsabilità, confido che la magistratura le individuerà puntualmente. Io sono a posto con la mia coscienza, altrimenti non me lo perdonerei mai, visto che a Rigopiano ho perso mio fratello e un sacco di amici, oltre a tante altre persone che conoscevo”.
“Ho fornito i miei chiarimenti e la mia versione dei fatti, che ritengo esaustiva e sono soddisfatto”, ha detto subito dopo essere stato ascoltato da Serpi e Papalia, “Il mio atteggiamento resta sempre di estrema tranquillità, in attesa che la magistratura inquirente compia le sue determinazioni, io ho fornito la mia versione dei fatti che spero possa convincere i magistrati della mia estraneità rispetto a quanto mi viene contestato”.
Sul merito delle contestazioni, Giancaterino spiega di non potere esprimersi “per via del segreto istruttorio”. Fa sapere di non avere prodotto documentazione aggiuntiva e di avere risposto “con tranquillità e sincerità alle domande, per quello che posso ricordare e che so”.