Pescara. Le mamme degli atleti disabili che frequentano la piscina provinciale si schierano al fianco dell’associazione sportiva Orione, gestore ‘sfrattato’ dalla Provincia perché inadempiente. “I nostri figli sono persi senza Matteo”, hanno detto oggi in un’assemblea spontanea tenuta per solidarizzare con il presidente Iacono, che da oltre 10 anni cura personalmente le attività di un centinaio di portatori di handicap.
I conti non tornano. Non tornano alla Provincia, ente proprietario della piscina di via Einaudi, che chiede 350mila euro a vario titolo. Non tornano all’Orione Pescara, gestore dell’impianto in carica fino alla diffida per inadempienza arrivata martedì 11 dicembre: per loro sono tanti i servizi prestati alla collettività senza aver ricevuto l’adeguato corrispettivo. E in mancanza di una compensazione, non accettata da Palazzo dei Marmi, l’associazione sportiva è stata costretta a chiudere la piscina, anche per sopravvenuti motivi di sicurezza. Matteo Iacono però, presidente dell’Orione, insieme ad altri associati ha occupato i locali, presidiandoli notte e giorno, determinati a non mollare lo spazio ritenuto vitale “per prestare un servizio al quartiere e ai ragazzi disabili”, ha sempre ripetuto il tecnico sportivo fin dall’inizio della sua protesta.
A sostenerlo, questa mattina, sono arrivati una cinquantina di genitori: mamme e padri di alcuni fra i 100 disabili, fisici e mentali, che i 5 istruttori federali dell’Orione seguono quotidianamente ogni giorno. “L’attività natatoria”, spiega la psicoterapeuta dello staff medico, Carmen Fedele, “in questa piscina è stata utilizzata per mettere in pratica l’integrazione tra diversamente abili e normodotati: un caso scuola di ciò che si fa studiare sui libri”. Un’assemblea spontanea, ma soprattutto accorata, si è stretta attorno ai 14 operatori che dal 2002 (già prima attraverso una cooperativa) nell’impianto sportivo, oltre a servire circa 500 utenti, aiutano persone con difficoltà motorie a vivere, almeno fin quando rimangono immerse nell’acqua, una vita al pari di chi, nella corsia accanto, può muovere completamente gambe e braccia. Disabili essi stessi, divenuti con l’esperienza dentro e a bordo vasca tecnici federali istruttori di nuoto, e ancor prima un gruppo capace di integrare alla perfezione ragazzi affetti dalla sindrome di down o da ritardi psichici con gli altri bambini che d’inverno imparano a nuotare e d’estate frequentano la colonia mattutina dell’Orione.
Un’opera che la burocrazia non sa conteggiare economicamente, ma che il cuore di una mamma sa valutare come ricchezza impagabile. Milvia, Nora, Ivana, Franca e i genitori di tutti i “ragazzi di Matteo” non riescono a credere come un ente pubblico possa non guardare in faccia al lavoro svolto dal team di Iacono. Una squadra che, se sfrattata dalla piscina provinciale, non avrà a disposizione nessun altro spazio pubblico per poter replicare ‘l’oasi di integrazione’ realizzata in via Einaudi. “Se i disabili non praticano attività fisica sempre allo stesso modo vanno incontro a gravi problemi sul piano fisico e per l’equilibrio psichico”, allertano le mamme che vedono i propri figli patire la prima settimana di inattività.
Tutte le loro opinioni nel reportage della mattinata.
Daniele Galli