Pescara. Continuano a sfilare in Procura a Pescara i protagonisti dell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano, dove 29 persone hanno perso la vita, travolti da una valanga, lo scorso 18 gennaio.
Oggi è stata la volta di Tino Chiappino, tecnico reperibile secondo il Piano di reperibilità provinciale, indagato per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, a presentarsi davanti al procuratore, Massimiliano Serpi, e al Pm Andrea Papalia, titolari dell’inchiesta.
Chiappino, assistito dall’avvocato Paolo Cacciagrano, si è presentato alle 9 in punto al quinto piano del Palazzo di Giustizia di Pescara, rimanendo, però, in silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Chiappino è finito sotto la lente degli inquirenti, insieme ad Antonio Di Marco, presidente della Provincia di
Pescara, a Paolo D’Incecco, dirigente del settore Viabilità e referente di Protezione civile della Provincia, Mauro Di Blasio, responsabile del settore Viabilità, e Giulio Honorati, comandante della Polizia provinciale di Pescara, in riferimento alle fasi dell’emergenza che hanno preceduto il ritrovamento dei corpi delle vittime.
La Procura, in considerazione del loro operato a partire dal 15 gennaio scorso, sostiene che nessuno di essi adottò le necessarie misure affinché, nell’ambito delle procedure del piano di reperibilità, si attivasse la fase di attenzione e, a seguire, di preallarme e infine di allarme. Ai cinque viene anche contestata la mancata attivazione della sala operativa di Protezione civile e la doverosa ricognizione dei mezzi spazzaneve con la chiusura al traffico del tratto di strada della Provinciale 8 che da Farindola risale fino a località Rigopiano.
Non ha risposto, ma ha presentato una memoria, anche il capo della Polizia Provinciale, Giulio Honorati, indagato per omicidio colposo e lesioni plurime colpose. “Il contenuto della memoria depositata oggi”, spiegano i suoi avvocati, Vincenzo Di Girolamo e Marco Pellegrini, “dimostra che le funzioni di protezione civile, almeno dalla fine del 2016, non erano più in capo alla Polizia provinciale, e che il mezzo di cui Honorati avrebbe omesso la ricognizione funzionale e dunque l’individuazione del mal funzionamento, non faceva parte del parco macchine della Polizia provinciale, ma di quello del settore amministrativo, con la conseguenza che non era in capo alla Polizia provinciale o al comandante della Polizia provinciale il compito di farne la manutenzione, la ricognizione e gli altri adempimenti funzionali a renderlo efficiente”.
Due ore e mezza, invece, è durato l’interrogatorio di Mauro Di Blasio, responsabile del settore Viabilità della Provincia di Pescara, indagato per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose. “Di Blasio ha chiarito quello che doveva fare e cosa ha fatto effettivamente, ovvero ha spiegato che è stato tutta la notte sul territorio a prestare assistenza alla popolazione”, ha riferito al termine l’avvocato Gino Placido Pelliccia, “Abbiamo chiarito le nostre funzioni, i nostri compiti e quello che dovevamo e noi diciamo che l’abbiamo fatto”.
Di Blasio è nel filone dell’inchiesta che coinvolge anche Antonio Di Marco, presidente della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco, dirigente del settore Viabilità e referente di Protezione civile della Provincia, Chiappino e Giulio Honorati e che fa riferimento alle fasi dell’emergenza che hanno preceduto il ritrovamento dei corpi
In particolare la Procura contesta a questi cinque indagati di non avere adottato le necessarie misure affinché, nell’ambito delle procedure del piano di reperibilità, si attivasse la fase di attenzione e, a seguire, di preallarme e infine di allarme.
Per il pomeriggio erano previsti anche gli interrogatori di Di Marco e D’Incecco, ma entrambi hanno presentato istanza per chiedere un differimento degli interrogatori, al fine di approfondire le carte.