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Piscina ‘insicura’ ma la Provincia non la chiude. Orione Pescara: ‘Nessuna comunicazione, non ce ne andiamo’

Pescara. Ieri lo ‘sfratto’ dell’Orione, l’associazione che gestisce la piscina provinciale di via Einaudi ritenuta inadempiente. Oggi la Provincia annuncia la chiusura immediata della struttura per motivi di sicurezza, ma i gestori non sono stati avvisati e continuano ad occupare e tenere aperta la struttura.

“Non ci hanno comunicato niente”: con solare stupore, Matteo Iacono reagisce così quando gli viene chiesto perché la piscina provinciale è ancora aperta. Il presidente dell’associazione Orione Pescara da ieri ha iniziato l’occupazione dell’impianto di via Einaudi dopo la ricezione della diffida esecutiva che lo obbliga a restituire le chiavi e a svuotare spogliatoi e uffici della piscina di proprietà della Provincia, causa inadempienze  contratto per 350mila euro circa.

A metà pomeriggio, la dirigente provinciale del settore Edilizia Scolastica ha diramato una determina che dispone “la chiusura immediata della piscina provinciale e delle strutture di pertinenza per questioni di sicurezza”, 

pubblicando il documento sul sito internet dell’ente e diffondendolo ai media. Ma, seppur previsto nel testo della stessa determina, all’associazione che gestisce la piscina non è stato notificato niente. Alle 19:00 del secondo giorno di occupazione, infatti, gli sportivi che frequentano la vasca attigua all’istituto Volta continuano a nuotare come sempre, come se nessun contratto fosse ritenuto sciolto dai proprietari pubblici, come se Palazzo dei Marmi non avesse proclamato lo stato di insicurezza della vasca.

Sicurezza mancante a causa del distaccamento di numerose piastrelle del fondo della piscina, le stesse che hanno causato la ferita al piede di uno studente dell’istituto Volta, scuola che nelle ore mattutine ha l’uso esclusivo della vasca. “Un infortunio accaduto a fine ottobre”, sostiene Matteo Iacono, “evidentemente la preside li ha avvertiti solo ora. E fin quando siamo stati noi a seguire gli studenti in acqua non è successo praticamente nessun incidente”. E infatti, come scritto dalla dirigente Bucco, solo il 5 dicembre scorso la preside del Volta ha comunicato alla Provincia dell’infortunio, corredando la nota con un certificato medico che attesta la ferita dello studente. Lo stesso giorno in cui l’Orione ha avvisato la Provincia della necessità di chiudere la piscina al pubblico dal 3 al 6 gennaio prossimi per poter riparare un’intera fila di mattonelle staccate e compiere altra manutenzione. A seguito di queste due note, Bucco ha inviato tre tecnici a controllare le condizioni strutturali: un perito si è anche immerso per fotografare le piastrelle, “che si sono staccate perché costruite sopra un vecchio strato di mattonelle”, spiega ancora Iacono.

Ricevuta la relazione, la dirigente provinciale ha ritenuto che “è ragionevolmente evidente il pericolo potenziale per gli utenti” e disposto da oggi “la chiusura immediata dell’impianto natatorio e delle strutture di pertinenza per il periodo strettamente necessario alla definizione e alla realizzazione dei lavori di ripristino delle condizioni di sicurezza dell’impianto stesso”. L’urgenza del caso, evidentemente, non è stata tale al punto da mettere i sigilli alla piscina. Anzi, rispetto alle reazioni della prima ora che hanno provocato un minimo calo di affluenze, oggi in acqua c’era anche qualche persona in più di ieri. “Non ci hanno detto niente, quindi la piscina la teniamo aperta”, ribadisce Iacono, che continua a portare avanti la battaglia dell’Orione per vedersi riconosciuto, a fronte dei debiti contestatigli, il servizio prestato al Volta durante le lezioni di educazione fisica da settembre 2002 a settembre 2012, quando la preside Papale ha voluto che nessun “estraneo” presenziasse nello spazio-vasca in concomitanza con i suoi alunni. “Noi abbiamo assistito gli studenti del Volta per 10 anni”, rimarca il tecnico sportivo, “e fin quando non ci riconosceranno questo da qui non uscirò. Questa notte, per la seconda consecutiva, presidierà la piscina per evitare che al mattino possa trovarla sgomberata. Al suo fianco un altro istruttore, con tanti altri disposti a schierarsi dalla parte dell’associazione che conta 14 dipendenti, 200 disabili assistiti, 500 tesserati e migliaia di affiliati.

 

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Daniele Galli