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Pescara, cementificio: 70 dipendenti in cassa integrazione. Mascia discolpa la delocalizzazione

Pescara. Settanta lavoratori in cassa integrazione per un anno, con il rischio di trovarsi definitivamente senza lavoro. Oltre alle polemiche sulla delocalizzazione, il cementificio di via Raiale ha subito negli ultimi mesi un forte calo di commesse che mette in bilico i dipendenti della Sacci. Mascia dà battaglia alla strategia aziendale.

Conferma di voler delocalizzare il cementificio fuori dai confini cittadini e ribadisce che se la Regione dovesse rinnovare l’autorizzazione integrata ambientale per il cementificio, darà battaglia sul campo legale, ma vuole comunque tutelare i 70 dipendenti della Sacci, in cassa integrazione straordinaria per 12 mesi dopo i cali di richieste e la deviazione del mercato laterizio verso i più economici stabilimenti esteri. Il sindaco Albore Mascia, questa mattina, ha incontrato una decina di cassaintegrati dello stabilimento di via Raiale, che hanno chiesto udienza per portare i propri timori sul futuro occupazionale a colui che vuole far sloggiare il loro posto di lavoro da Pescara.

“Come sindaco ho il dovere di tutelare la salute e la qualità della vita di 130mila cittadini”, ha affermato Mascia, “e oggi la presenza dello stabilimento nel cuore della città, seppur l’azienda rispetti i limiti delle emissioni, è purtroppo incompatibile”. Nonostante la rotta confermata, Mascia si è detto preoccupato delle ripercussioni occupazionali: “A questo punto scriverò una lettera ai vertici della Sacci”, ha annunciato, “per chiedere un incontro, al quale inviteremo anche i rappresentanti dei lavoratori, un vertice che chiederò di tenere prima di Natale per chiarire la posizione dell’azienda e i propri piani futuri sull’Abruzzo”. “Ritengo sia doveroso sederci a un tavolo per affrontare il problema occupazionale con l’assunzione di impegni seri da parte di tutti gli attori in causa”, ha aggiunto il primo cittadino, che dalla Sacci si attende anche “collaborazione, ossia che cominci a rivolgersi ai ministeri o alla Regione o alle istituzioni competenti per individuare le risorse necessarie per la delocalizzazione del cementificio”.

Intanto i dipendenti hanno chiesto al sindaco di interessarsi presso l’Inps per ottenere un’anticipazione della cassa integrazione guadagni rispetto all’erogazione naturale altrimenti prevista tra 5 o 6 mesi. “Una cosa va chiarita subito però, “ha concluso Albore Mascia, “il diniego dell’Aia da parte del comune non ha nulla a che vedere con il collocamento in cassa integrazione dei 70 dipendenti dell’azienda. Non vorrei che oggi si stia cercando di usare il sindaco come arma di ricatto. Non vorrei che oggi i dipendenti fossero ‘vittime’ di una strategia aziendale”.