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Pescara, difesa d’oro per l’Aca: 100mila euro all’avvocato Buongiorno

Pescara. Una parcella d’oro, 100mila euro che l’Aca deve sborsare per l’avvocato Giulia Buongiorno, difensore dei vertici dell’azienda acquedottistica nei processi sulle assunzioni ‘facili’. Codici presenta un esposto alla Procura: legali pagati due volte.

Un esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Pescara e alla Corte dei conti è stato presentato dall’associazione Codici in relazione alle spese legali sostenute dall’Aca spa (Azienda consortile acquedottistica) per parcelle ad avvocati esterni. Nel mirino di Codici è finita la parcella dell’avvocato Giulia Bongiorno che a settembre avrebbe inviato una richiesta di saldo all’Aca per un importo superiore a 100mila euro. Il riferimento è al procedimento che vede coinvolti Bruno Catena, ex presidente Aca, Bartolomeo Di Giovanni, direttore generale dell’Azienda e Lorenzo Livello, dirigente tecnico dell’Aca nella vicenda delle ‘assunzioni facili’. Le spese legali, come ricorda il segretario provinciale di Codici Domenico Pettinari, sono rimborsate per legge (nei limiti riconosciuti congrui dall’avvocatura dello Stato) ai dipendenti dalle amministrazioni statali se il procedimento si conclude con sentenza o provvedimento che escluda la responsabilità degli stessi dipendenti per cui le somme in questione dovrebbero essere anticipate da chi è coinvolto nel procedimento per poi essere rimborsate. “E comunque dei tre soggetti interessati a questa vicenda”, spiega ancora Pettinari, “Bruno Catena non è dipendente dell’ente per cui sarebbe comunque escluso dal rimborso”. Codici contesta anche che non sarebbe stato chiesto il parere di congruità all’avvocatura dello Stato e che una parte sarebbe già stata pagata dall’Aca nonostante la sentenza di non luogo a procedere nei confronti dei tre sia stata impugnata dinanzi la Corte di Cassazione. A ciò si aggiunga, si legge nell’esposto, che il continuo ricorso al conferimento di incarichi a professionisti esterni per la difesa legale dell’ente, nonostante la presenza di professionalità interne alle dipendenze dell’Aca spa, costringerebbe l’ente ad un esborso maggiore di denaro pubblico che si riverserebbe sull’utenza, assoggettata negli ultimi anni a continui aumenti tariffari. “E’ un esempio mastodontico di sperpero di denaro pubblico”, commenta Giovanni D’Andrea di Codici, parlando di parcelle d’oro, “e si crea un danno al cittadino, che paga due volte, cioè paga gli stipendi degli avvocati interni dell’Aca e i costi degli avvocati esterni”, conclude Domenico Pettinari.