Si riparte ex ante, dall’udienza preliminare che dovrà tornare a giudicare gli stessi imputati, una ventina tra ex dirigenti e amministratori della Montedison, ma con un capo d’accusa diverso da quello del processo partito nel 2007, dopo la scoperta della maxi discarica da 500mila tonnellate di rifiuti tossici sparsi attorno al polo industriale di Bussi. Gran parte dei quali, secondo le associazioni ambientaliste, ancora a mollo nelle falde del fiume Aterno, quindi tuttora in grado di intossicare le acque di tutta la Val Pescara. Forse è anche per questo che lo scorso 26 marzo, il presidente del tribunale collegiale di Pescara, presieduto da Antonella Di Carlo, ha dato ragione ai pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli, riconoscendo che agli imputati si deve contestare il reato di avvelenamento delle acque, e non di adulterazione come inizialmente stabilito. Così si riparte, domani, con un nuovo processo, ben più grave, che vede i termini di prescrizione allungarsi di altri 7 anni.
Ma intanto a Bussi i veleni continuano a rimanere senza interventi: la maxi area è stata dichiarata sito di interesse nazionale per la bonifica, con il ministero che ha nominato commissario straordinario Adriano Goio. Finora, però, solo sui terreni attorno allo stabilimento Solvay, ex Montedison, praticamente l’origine di tutti i mali, si lavora alacremente per mettere riparo. “Per tutto il resto”, sostiene il comitato di associazioni Bussiciriguarda, “c’è un immobilismo generale”. E l’accusato principale del mancato intervento è proprio Goio: “Un tappo da levare, l’unica soluzione per risolvere la situazione”, afferma Edwige Ricci di Miladonnabimente.
Tante gli attacchi al delegato del Governo: da quello di non aver fatto altro che mettere un maxi cappello sulla montagna di rifiuti, lasciandoli a mollo nelle falde e a pochi passi dal fiume, a quello di curare gli interessi e la bonifica unicamente delle aree industriali, in modo da accelerare la reindustrializzazione, senza pensare a rimuovere il problema che si sparge, trasportato dall’acqua, in tutta la valle, fino al mare. Ennesimo atto di immobilismo sarebbe rintracciato in una lettera inviata dal ministero dell’Ambiente a Goio il 12 maggio 2011. In questa si fa riferimento ai 50milioni di euro che il decreto ‘milleproroghe’ ha destinato alla bonifica dell’intero Sin. Tra le righe del documento, ma anche più direttamente, il comitato legge un richiamo ministeriale a Goio: “La reindustrializzazione e il riutilizzo delle aree”, scrive il ministero, “potrà essere concessa solo dopo l’attuazione dei necessari interventi di messa in sicurezza di emergenza, caratterizzazione e bonifica”. E per questo si spinge per il “completamento di tutti gli interventi sul sito in località ‘I tre Monti’, l’area più compromessa dal punto di vista ambientale dell’intero sito in oggetto”. “Dopo 16 mesi”, insiste il comitato, “nonostante abbia una montagna di soldi a disposizione, Goio non ha fatto ancora nulla su quella discarica, la più grande e messa peggio di tutta Bussi. A questo punto si dimostra incompetente: deve essere rimosso e la bonifica deve andare in mano al ministero”.
“Anche l’amministrazione comunale di Pescara si costituirà parte civile, come persona offesa, nel processo contro la Montedison sul ‘caso’ della maxi-discarica abusiva di Bussi. A rappresentare il Comune di Pescara sarà l’avvocato Franco Perolino che presenterà istanza all’udienza fissata per domani, giovedì 4 ottobre, presso il Tribunale di Pescara”. Lo ha dichiarato l’assessore al Contenzioso Berardino Fiorilli ufficializzando la decisione assunta dall’amministrazione e ratificata con l’approvazione della relativa delibera da parte della giunta comunale.
“Appena cinque anni fa circa – ha aggiunto l’assessore Fiorilli – dopo la grave crisi idrica che ha colpito l’intera provincia di Pescara, in seguito alle problematiche ambientali e all’inquinamento dei famosi pozzi di Bussi, è emersa una drammatica realtà, quella della presenza di una spaventosa mega-discarica abusiva, destinata allo smaltimento di ogni genere di rifiuti, a Bussi sul Tirino, una discarica portata alla luce dopo mesi di indagini dal Corpo Forestale dello Stato, svelando una delle vergogne più grandi d’Europa. La discarica sarebbe stata realizzata dal 1963 al 1972 su un terreno che dal 1999 è di proprietà della ‘Come Iniziative Immobiliari srl’, oggi Montedison Srl, nel comune di Bussi sul Tirino. Da quel momento si è aperta una vicenda ancora tutta da svelare, nella quale il Comune di Pescara si ritiene a pieno titolo persona offesa a tutela degli interessi dei propri cittadini che potrebbero essere stati danneggiati dalla presenza di quella discarica. In tal senso non possiamo che sostenere e approvare in pieno l’attività portata avanti sino a oggi dalle Associazioni ambientaliste che hanno saputo tenere alta l’attenzione e la guardia su una vicenda tanto grave e scandalosa, sotto la quale si nascondono anni di silenzio e di disattenzione, anche da parte delle Istituzioni. Ci chiediamo come sia stato possibile non accorgersi per anni di quanto accadeva a Bussi, ci chiediamo quali possano essere state le conseguenze materiali determinate dalla presenza di una tale ‘bomba’ ecologica e in tal senso riteniamo fondamentale uno studio epidemiologico, l’unico che sarà in grado di fare piena chiarezza sotto il profilo sanitario su una simile vergogna. L’amministrazione comunale si era già costituita parte civile in una prima fase del procedimento penale, ma eravamo stati esclusi. Domani riproporremo la nostra istanza, rielaborata dall’avvocato Franco Perolino, che ha assunto la rappresentanza del nostro Comune, certi del suo accoglimento”.
Daniele Galli