Pescara, sequestrati 130mila euro a rom nullatenenti. Traditi dalla tessera sanitaria

finanza_postePescara. Disoccupati ma con conti corrente da 130 mila euro. La Guardia di Finanza ha sequestrato beni contabili ad una famiglia rom perfettamente sconosciuta al fisco, nonostante gli ingenti possedimenti. A tradirli la richiesta della tessera sanitaria per ricevere i contributi per gli indigenti.

La Guardia di Finanza di Pescara ha sequestrato disponibilità finanziarie per circa 130mila euro detenute su tre conti correnti dai componenti di una nota famiglia rom residente in città. Ma i componenti del nucleo nomade, come spesso è già stato scoperto, erano privi di occupazione. I destinatari del provvedimento di sequestro, nonché i loro familiari, come hanno accertato i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, non risultano avere mai svolto alcuna attività lavorativa e, conseguentemente, non hanno mai presentato dichiarazioni dei redditi al fisco al cui cospetto sarebbero dei perfetti sconosciuti se non si fossero presentati per richiedere il numero di codice fiscale, necessario per l’apertura di un rapporto bancario e, con ogni probabilità, anche per ottenere qualche prestazione sociale agevolata, quali assegni per indigenza.

Per contro, allo Stato ed in particolare al casellario giudiziale, i loro nomi erano ben conosciuti, posto che a loro carico esistono diversi pregiudizi penali, tanto con riguardo al traffico di sostanze stupefacenti quanto a reati predatori. Del resto, nei confronti dello stesso clan, già nello scorso mese di maggio, le Fiamme Gialle pescaresi avevano sottoposto a sequestro altri due conti correnti per 120mila euro e una Volkswagen Golf. Anche in questo caso è stato applicato il sequestro preventivo, finalizzato alla successiva confisca degli stessi beni e per altri di cui non si riesce a giustificare la legittima provenienza. L’ennesima azione delle Fiamme Gialle, nel campo della polizia economico-finanziaria volta a garantire il sistema economico al fine di impedire il reinvestimento nel processo produttivo dei capitali “sporchi” prodotti dalla criminalità, intercettandoli nel momento del loro contatto con il sistema bancario e finanziario.

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