Nata nel 1912 da Ubaldino ed Angela, ha avuto una vita ricca di grandi gioie ma anche di evidenti sofferenze, dovute evidentemente anche al difficile periodo storico che è coinciso con la sua giovinezza: molti i ricordi legati ad esempio alla fine della Prima Guerra mondiale, con la reminiscenza del suono delle campane a festa alle 4 del mattino che annunciavano la fine del conflitto o al ricordo del ritorno del fratello dalla Russia con le gambe ancora immobilizzate dal congelamento e la successiva rocambolesca fuga vestito da donna per sfuggire alle truppe tedesche di occupazione.
Alle domande sul segreto di tale longevità Eugenia si schernisce ammettendo però la importanza dell’affetto e della vitalità di cui si circonda, di una vita dedita al lavoro non trascurando però di menzionare anche qualche suo “peccatuccio” di gola (ama i peperoni arrosto e i bucatini in particolar modo).
Al termine della festa molto suggestivo il lancio di cento lanterne rosse nel cielo stellato della Maiella, forse la vera madre di Eugenia, la montagna che ha saputo cullare e far crescere una vita che si è mantenuta sino a questo importante traguardo.