E’ rimbalzata sui media solo ieri la storia della falsa infermiera che per un mese ha lavorato all’ospedale di Pescarae oggi Irene Rosini, il presidente del collegio IPASVI Pescara – Collegio Degli Infermieri Professionali Assistenti Sanitari e Vigilatrici D’Infanzia – che ha denunciato il caso ai Carabinieri, pubblica una lettera.
Il caso della “falsa” infermiera che ha avuto il disonore della cronaca non è un evento unico, anche se particolarmente eclatante. A questo caso, scoperto e immediatamente denunciato ai carabinieri dal collegio IPASVI di Pescara, si aggiungono purtroppo diverse altre forme di abuso della professione infermieristica. Figure che nulla posseggono in termini di preparazione e competenza infermieristica, quali operatori socio sanitari (Oss) o addirittura badanti, talvolta offrono attività varie spacciandole per prestazioni infermieristiche, provocando danni gravissimi per la salute degli assistiti e dei cittadini che si trovano in una fase particolarmente delicata e difficile della loro vita.
Ma non solo: si assiste frequentemente ad abusi anche nelle strutture sanitarie e socio sanitarie pubbliche e private, dove in carenza di infermieri, a causa del ben noto orientamento a sanare i bilanci delle strutture lesinando sulla loro assunzione, molte attività professionali vengono di fatto svolte da Operatori socio sanitari o da personale con nessun tipo di preparazione. Con ciò perpetrando non solo un abuso professionale perseguibile penalmente, ma soprattutto facendo da una parte abbassare il livello assistenziale e dall’altra incrementando le responsabilità degli infermieri che sono i responsabili, giuridicamente indicati, di tutti i processi di lavoro che ruotano attorno all’assistenza infermieristica.
Ma anche se si decide di avvalersi della somministrazione di assistenza infermieristica da parte delle agenzie interinali, si rileva ormai con sistematica evidenza che tale scelta favorisce l’azienda appaltante, ma non gli assistiti visto che frequentemente viene erogata un’assistenza a singhiozzo e senza continuità.
I contratti stipulati con le cooperative, a cui si ricorre per l’erogazione dell’assistenza sul territorio e che rivestono l’aspetto di collaborazione professionale mentre sono ben altro, non fanno altro che costringere quei professionisti a contratti con remunerazioni bassissime con inevitabile riverbero sull’assistenza erogata. E tutto questo mentre ci sono molti giovani infermieri con percorsi formativi, capacità e competenze di tutto rispetto, disoccupati o costretti ad emigrare per poter svolgere la nobile professione che hanno scelto.
E’ inaccettabile che si mantengano queste situazioni ai limiti di ogni definizione professionale.
Con questa lettera, il presidente Rosini, a nome del collegio Ipasvi di Pescara; chiede con forza che si assuma nelle strutture pubbliche attraverso la mobilità e i concorsi, visto che molti reparti operano con dotazioni organiche inadeguate rispetto al carico assistenziale.