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Pescara, altro stop al dragaggio: scartata la vasca di colmata

Pescara. Dragaggio ‘in alto mare’: scartata anche l’ipotesi della vasca di colmata. Sono stati gli esperti del provveditorato a spegnere le speranze di Testa e Mascia: rendere nuovamente funzionale la vasca necessità di un anno e 20milioni di euro.

L’ultima, sottile speranza di avviare il dragaggio in tempi stretti e con azioni concrete era risposta nella vasca di colmata. Gli ultimi a chiedere di poter tornare ad usare la banchina artificiale per depositare i fanghi da dragare dal fondale del porto insabbiato erano stati il presidente della Provincia Guerino Testa e il sindaco Albore Mascia. E per esaudire le lor volontà, il provveditorato alle opere pubbliche aveva mandato i suoi tecnici in sopralluogo alla vasca, che necessita di essere svuotata dalla sabbia che già ospita e una nuova impermeabilizzazione per impedire il deflusso del materiale in acqua. Dopo alcune settimane di attesa, l’incontro tenuto questa mattina a Pescara ha dato fumata nera, nerissimaGli esperti dell’ispettorato interregionale alle opere pubbliche hanno chiarito a Testa, Mascia, al direttore ambientale Arta Damiani e ai tecnici della Regione che per conferire nuovamente nella vasca il materiale da dragare occorrono tra i dieci e i venti milioni di euro e dagli otto ai dodici mesi di tempo, a seconda della quantità di materiale da rimuovere, che può variare da 125mila a 257mila metri cubi

Proposte alternative, dunque, sono state avanzate dal Provveditorato, che andranno sottoposte all’attenzione del ministero dell’Ambiente: trasportare in discarica il materiale dragato nel porto di Pescara oppure di riutilizzarlo a seguito di trattamento da effettuare o nel porto di Pescara o in un impianto apposito. O ancora, si può ipotizzare il trasporto in un’altra vasca di colmata dopo aver controllato sul posto il materiale. L’ altra ipotesi formulata è di realizzare a Pescara una nuova vasca di colmata (propedeutica alla separazione del fiume dal porto) – ma è stato subito evidenziato che non è previsto nel Prp e sarebbe necessaria una variante allo strumento, peraltro non ancora approvato – o si potrebbe realizzare un intervento di riprofilatura del fiume, senza spostare il materiale che si è accumulato.

“Saranno i ministeri competenti – dicono Testa e Mascia – a dover decidere, a questo punto. Tutte le possibili soluzioni indicate oggi sono attuabili solo nel giro di alcuni mesi e richiedono investimenti consistenti che il Governo stesso dovrà effettuare. Tutte strade, peraltro, che affrontate in regime di ordinarietà non consentiranno mai al porto di Pescara di uscire dall’emergenza. Aspettiamo quindi di essere convocati a Roma dai ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti. Chiediamo di sapere a strettissimo giro in che modo il Governo, proprietario dell’infrastruttura, intende salvarla dalla chiusura definitiva”.

Fermo biologico: rimborsi non liquidati. Tra le banchine del porto, insieme alle navi attraccate forzatamente a causa della paralisi dello scalo, tiene banco anche la polemica relativa ai rimborsi dovuti per il fermo biologico dello scorso anno. Una decina di armatori lamenta di non aver ricevuto ancora il ristoro, in ritardo di almeno sette mesi. Una situazione che getta lo sconforto tra i marinai, attualmente aggrappati ad una speranza da 780mila euro, fondi che Regione, Comune, Provincia e Camera di Commercio ha stanziato per il fermo che dallo scorso sabato durerà fino ad ottobre. A questi risponde l’assessore regionale alla Pesca, Mauro Febbo: “I soldi per il fermo biologico 2011 che riguardano solo una parte, limitata, della Marineria devono essere erogati dal Ministero e quindi la Regione Abruzzo non ha competenza in materia. Tra l’altro in base ai dati in nostro possesso, forniti dalla Capitaneria di porto, sono solo 3 le imbarcazioni che devono ancora percepire i fondi”S. “I ritardi”, spiega Febbo, “dipendono in parte da questioni burocratiche e amministrative e in parte dal fatto che si tratta di fondi erogati in regime di ‘de minimis’. Questo vuol dire che purtroppo ci sono imprese, non solo abruzzesi, che avendo superato il tetto massimo di 30mila euro per triennio e per unità da pesca interessata al fermo, non possono percepire gli aiuti, così come è stabilito dalla normativa comunitaria vigente”. “Per quanto riguarda i fondi per il fermo biologico 2012”, anticipa l’assessore, “c’è il massimo impegno da parte della Regione Abruzzo a erogarli nel più breve tempo possibile considerando che, essendo fissato al 5 ottobre il termine della sospensione delle attività, riuscire pagare entro la fine di novembre mi sembra un obiettivo ambizioso ma pur sempre perseguibile”

 

Daniele Galli