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Pescara, un anno dopo l’ultima nave commerciale: lo sfogo dei portuali

Pescara. Passato un anno da quando l’ultima nave mercantile riuscì ad entrare nella darsena commerciale del porto di Pescara, gli operatori portuali tornano ad attaccare le istituzioni: “I posti di lavoro continuano a sparire”.

E’ affidato a una lettera, che pubblichiamo integralmente, lo sfogo disperato degli operatori del porto di Pescara, ormai paralizzato nella sua funzione commerciale.

 

Oramai è passato l’ anno da quando l’ultima nave mercantile riuscì ad entrare nella darsena commerciale del porto di Pescara e nello specifico parliamo della nave cisterna “Galatea”, la quale seppur con un quantitativo di carico ridotto della metà rispetto alla capacità delle cisterne di bordo, e con un pescaggio di soli mt. -300, fino al mese di Luglio del 2016 assicurava regolarmente il rifornimento di idrocarburi al deposito costiero di Pescara, dal quale si approvvigionava una vastissima rete di distributori di carburanti del centro Italia.

In questo ulteriore anno di chiusura del porto di Pescara, nel complesso fra i dipendenti delle agenzie marittime, dell’impresa portuale, dei servizi antincendio e antinquinamento e del servizio di pilotaggio Sono andati persi 12 posti di lavoro.

Inoltre per trasportare lo stesso quantitativo di prodotto che una volta arrivava via mare dalla raffineria di Falconara Marittima vicino ad Ancona al deposito di Pescara, sono stati necessari ben 10.000 (diecimila) TIR. E’ chiaro l’impatto negativo sia economico che ambientale che tale soluzione forzata abbia determinato .

Per finire, la mancanza di fondali minimi di sicurezza ed adeguati al naviglio passeggeri oggi in circolazione, ha determinato la sospensione si spera non definitiva, dei collegamenti marittimi da Pescara verso la Croazia, assicurati negli ultimi 15 anni dalla Snav Spa, con un ulteriore notevole danno economico e d’immagine alla realtà Pescarese e dell’intera regione Abruzzo

Come noto nel mese di Settembre 2016, con l’entrata in vigore del D.L. 169/16 si è avuta la riforma del sistema portuale Italiano, con l’istituzione di n. 15 di Autorità di Sistema Portuale, alle quali viene affidato un ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento dei porti ricadenti nella propria area di competenza. Il porto di Pescara è rientrato nell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale con sede in Ancona.

Noi operatori del porto di Pescara, anche a seguito di incontri avuti con la Presidenza della suddetta Autorità di Sistema presso la locale Direzione Marittima, C.C.I.A.A. di Pescara e Confindustria Chieti Pescara, avevamo chiesto rassicurazioni su quelle che sarebbero state le iniziative dell’Autorità circa interventi di dragaggio in modo da ridare un minimo di operatività al ns. porto , in attesa che le opere previste dal Piano Regolatore Portuale risolvano in modo definitivo l’annoso problema dell’insabbiamento del fondali del canale e della darsena commerciale del porto di Pescara.

Oggi veniamo a conoscenza del fatto che il Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, del quale fa parte anche un componente nominato dal Comune di Pescara e che dovrebbe tutelare gli interessi della ns. città, ha approvato il “Piano Operativo Triennale di Sistema” che prevede per il porto di Pescara il dragaggio di Soli 10.000 metri cubi, indicando inoltre che tale dragaggio è già in essere , attribuendosi così i meriti di un opera che non è stata nè programmata né finanziata dalla suddetta Autorità e che all’atto pratico è del tutto inutile ai fini di una riapertura al traffico merci/passeggeri del ns. porto.

Per quanto Sopra rivolgiamo un accorato appello alla Regione Abruzzo affinché intervenga nei confronti dell’Autorità di Sistema Portuale al fine di rivedere le proprie strategie sul porto di Pescara. Chiediamo inoltre che il comune di Pescara dimostri di avere a cuore le sorti e l’immagine della struttura portuale, anche sostituendo il proprio rappresentante in seno al Comitato di Gestione, visti i risultati ottenuti dall’attuale componente da loro designato,