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Pescara festeggia la Serie A. Che bello è! VIDEO-FOTO

Pescara. Una festa attesa da 20 anni: i biancazzurri tornano in Serie A grazie alla vittoria sulla Sampdoria. I caroselli in città scoppiano prima del triplice fischio di Genova e si protraggono fino a tarda notte, passando per il centro, l’aeroporto e infine l’Adriatico.

“Che bello è quando esco di casa per andare allo stadio a vedere il Pescara”. Più che un coro, una litania inestinguibile che riecheggerà nelle orecchie dei pescaresi per lungo tempo. È stato l’inno ufficiale della festa per i ritorno del Pescara in Serie A, dopo un’attesa di 20 anni. L’hanno cantata tutti: i tifosi che si sono esibiti nei primi caroselli dinanzi allo stadio, le centinaia di giovani che si sono tuffate in anticipo, già sul raddoppio di Immobile, nella fontana della Nave di Cascella, gli stessi giocatori appena atterrati in aeroporto, fino alle migliaia di persone che, nella notte, si sono raccolte sugli spalti dell’Adriatico per sugellare la gioia della promozione.

La Serie A guadagnata con una giornata in anticipo non ha trovato impreparati i pescaresi: magliette, sciarpe, bandiere, striscioni, parrucche, trombe e fumogeni. Non sono mancati nemmeno i mezzi di trasporto d’occasione: dai numerosi camion e furgoni alle automobili biancazzurre, perfino un trattore è sceso sul lungomare per far sentire il clacson festante. Già ad inizio partita, i primi gruppetti si erano radunati nei bar di via Pepe, zona stadio, zona Rangers, per stringersi in un unico abbraccio a guardare la Tv collegata con Genova. Le grida di gioia si sono susseguite, una, due, tre volte, per sciogliersi in una bolgia ininterrotta di cori di ogni genere. La prima fiumana di gente si è riversata in strada già sul finire del primo tempo, mentre nella fontana di piazza Primo Maggio qualcuno ha dato inizio ai tuffi. Il triplice fischio del Ferraris ha dato il via libera alle danze: dai più piccoli ai più anziani, in migliaia hanno invaso Pescara con un carosello all’unisono. Dall’ironia degli striscioni più maliziosi all’irrefrenabile esultanza, che non ha risparmiato cofani e tettucci di automobili, calpestati dai tifosi in delirio.

Non importa in quale parte della città ci si trovasse: ogni supporter ha compiuto il passaggio obbligato sotto l’Adriatico, per poi passare su via Marconi e, attraverso la sfilata strombazzante sulla riviera, arrivare a bagnarsi nella fontana che dal 2007, dal penultimo ritorno in B, paga pegno per ogni celebrazione biancazzurra. Il tempo di riprendersi dalla frastornante onda emotiva, conoscere l’orario di arrivo della squadra all’aeroporto e la decisione di aprire lo stadio per accogliere i campioni, i tifosi si sono divisi in due nuove maree: una verso l’aeroporto e un’altra, più consistente, verso l’Adriatico. Quando poco dopo mezzanotte il volo charter riporta squadra e società a Pescara, fuori dal gate ci sono circa mille persone desiderose di accogliere Immobile, Insigne, Zeman e tutti gli altri beniamini. La ressa è tanta, al punto che nemmeno a moglie e fidanzate è permesso di salutare i giocatori nell’atrio: meglio farle accomodare su uno dei due autobus, mentre l’altro viene preso d’assalto dai supporter più calorosi che cercano di catapultarsi in mezzo ai propri beniamini. Alla fine i pullman riescono a partire senza problemi, direzione stadio. Lì li attende una massa biancazzurra, spalmata su Curva Nord e distinti senza lasciare un solo centimetro di vuoto. E’ l’1:30 quando dal tunnel di centrocampo prendono a sfilare a sorpresa le bandiere con il delfino: i giocatori, tutti con la stessa maglia celebrativa, deflagrano sul prato e fanno scoppiare lo stadio. La Nord si accende di rosso e le bandiere si gonfiano portate dal vento. Sul maxischermo cambia la grafica: dal precedente “Ciao Mancio”, in ricordo del preparatore dei portieri Franco Mancini recentemente scomparso, in un “GrAzie”, con la A maiuscola d’ordinanza. Pochi minuti e parte una pacifica invasione di campo. Molto più scalmanati Insigne e Immobile, che vanno ad annaffiare i tifosi già bagnati dalla pioggia con la manichetta antincendio, a disposizione dei pompieri sulla pista di atletica. Il giro di campo è un ulteriore abbraccio, che coinvolge anche il tecnico boemo e il presidente Sebastiani.

Fuochi d’artificio e applausi scroscianti: poi un ultimo coro accompagna la squadra che rientra nel tunnel sotto le panchine. Vengono aperti anche i cancelli principali dell’Adriatico, che accoglie tutto il calore di chi è abituato a buttare su quel campo le proprie emozioni, ma con il filtro di una recinzione o uno schermo tv: adesso invece è permesso correre sulla stessa erba dei campioni, toccare pali e traverse, scivolare lungo le linee bianche e mimare l’esultanza sotto la curva. La squadra, intanto, è già scappata a cena al porto turistico, nello stesso ristorante dove lo scorso 25 giugno veniva presentato Zdenek Zeman come nuovo allenatore del Pescara. Undici mesi fa il boemo disse di essere venuto a Pescara “per vincere”, e lo ha fatto, con i numeri di una grande squadra, riportando una città intera alla gloria e alla gioia, dopo una stagione ricca di emozioni e felicità, ma anche di amarezza e giorni tristi.

Ma oggi è tutta una festa. Oggi “Che bello è!!!”

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Daniele Galli