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Pescara, Caffè Venezia: il Riesame conferma il dissequestro

Pescara. Confermato il dissequestro del Caffè Venezia: il Tribunale del Riesame ha ritenuto infondato il provvedimento preventivo nei confronti della famiglia Granatiero, accusata di riciclaggio di denaro.

Non è possibile valutare la configurazione astratta del reato supposto: questa la tesi della difesa dei Granatiero, imprenditori pugliesi proprietari dei noti Caffè Venezia, tra i locali più in voga del capoluogo adriatico. Tesi accolta oggi dal Tribunale del Riesame di Pescara che ha confermato l’annullamento del sequestro preventivo dei locali. “Il capo di imputazione”, scrive il Tribunale, “indica, solo in alcune ipotesi, elementi tutt’al più idonei a giustificare generici sospetti sulla provenienza delle somme di denaro; sospetti che, proprio in quanto tali non possono essere assunti come idonei a rendere configurabili, ancorché astrattamente, il delitto o i delitti presupposti e, di conseguenza, il reato in relazione al quale il provvedimento cautelare e’ stato adottato”. In sostanza: mancano gli elementi per provare il reato.

Il capo di imputazione è quello di riciclaggio di denaro sporco, avanzato dall’inchiesta il Pm Gennaro Varone aprì lo scorso settembre e congelò beni ammontanti a circa 20 milioni di euro.

La questione è tornata davanti al Tribunale pescarese dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio il provvedimento di dissequestro emesso sempre dal Tribunale del Riesame Lo stesso Varone, ora, sta valutando la possibilità di ricorrere nuovamente in Cassazione. Intanto la decisione del Tribunale di Pescara sulla richiesta di fallimento della società Caffè Venezia srl è stata rinviata al 17 maggio.

 

Daniele Galli