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Pescara, nuovo mercato etnico: la città si mobilita

Pescara. A un anno dallo sgombero del mercatino etnico dalle aree di risulta Pescara attende risposte, a conclusione del percorso avviato dal Comune per rendere operativo il trasferimento sotto al tunnel della stazione ferroviaria. Questo il senso del presidio davanti al Municipio organizzato dai rappresentanti di Cgil, Rifondazione Comunista, Comunità degli Immigrati di Pescara e cittadini di nazionalità africana e bengalese. Il sit-in si è aperto con un minuto di raccoglimento per le vittime dell’attentato di Londra.

“Questo presidio pacifico non è contro la Giunta, ma contro il Consiglio comunale che deve dare risposte attese ormai da un anno – ha detto Patrick Goubadia dell’Ufficio Immigrazione Cgil – A questi oltre 120 lavoratori autonomi dobbiamo dare la possibilità di lavorare, dando seguito a soluzioni già individuate. Chiediamo anche l’apertura di un tavolo permanente. Diciamo no alle strumentalizzazioni della Destra”.

Una delegazione ha poi incontrato il sindaco Marco Alessandrini.

“Al sindaco abbiamo chiesto di chiudere questa vicenda e sistemare la questione del mercatino dei senegalesi, così come di risolvere i problemi della comunità bengalese – ha aggiunto Emilia Di Nicola, segretario provinciale Cgil – Il problema lavorativo dei migranti in città è molto forte, pensiamo che debba essere tutta la città a ragionare sulle politiche di inclusione per gli immigrati sia nel commercio fisso sia su quello ambulante”.

Corrado Di Sante, segretario provinciale di Rifondazione, ha osservato che “è passato un anno dal vergognoso sgombero del mercatino della Stazione. Da allora la soluzione individuata, un nuovo mercatino, non è stata ancora realizzata con un ulteriore aggravamento delle condizioni di vita delle comunità di migranti, non solo senegalesi”.

“Questo incontro giunge dopo lo sgombero via Ariosto che ha posto il tema centrale dei nostri tempi che è quello del rapporto dell’integrazione con gli stranieri che da tempo lavorano nel nostro Paese”. Queste le prime parole del sindaco, di Pescara Marco Alessandrini nel corso dell’incontro con una rappresentanza di immigrati rappresentanti della Cgil, in occasione del presidio organizzato davanti a Palazzo di Città per chiedere la riapertura del mercatino etnico, ad un anno dalla sua chiusura.

“Questa è una città accogliente e noi ci impegnano in una vera e propria politica di integrazione e vogliamo farlo – ha spiegato il primo cittadino – attraverso percorsi di piena legalità. Su questo fronte noi siamo al lavoro da tempo e certamente la disponibilità ad un ampio confronto c’è stata e ci sarà, perché credo che più che mai oggi su questa materia sia necessario il dialogo e non le contrapposizioni ecologiche. La soluzione su cui stiamo lavorando (mercatino sotto il tunnel della Stazione) è quella anche individuata da una risoluzione del Consiglio Comunale, e su cui continuiamo a muoverci, anche perché sulle varie opzioni sul tavolo, questa resta quella migliore possibile”.

Al fianco del sindaco, hanno partecipato all’incontro con le comunità senegalese e bengalese anche i consiglieri comunali di Sinistra Italiana Ivano Martelli e Daniela Santroni e Tonino Natarelli (Pd), presidente della Commissione Politiche Sociali, oltre a Gaetano Silverii dirigente comunale del Settore Mercati.

CASAPOUND: “SINDACATI E ISTITUZIONI DIMENTICANO GLI ITALIANI”

“In un momento storico in cui la disoccupazione si attesta all’11.1% le preoccupazioni dei sindacati sembrano essere rappresentante dagli immigrati e dalla loro situazione lavorativa”. Così il responsabile di CasaPound Pescara, Mirko Iacomelli.

“Seppur ai minimi dal 2012 – prosegue – il tasso di disoccupazione rimane stabile per quanto riguarda i giovani (34%), mentre chi traina questa risalita sono gli ultracinquantenni, soprattutto grazie alle politiche vessatorie in campo pensionistico che ritardano il momento del ritiro dal lavoro. In questo quadro generale, i sindacati e le loro propaggini territoriali preferiscono occuparsi della sorte degli immigrati, quelli che – come la vulgata vuole – ‘pagheranno le nostre pensioni’. Considerato il regime fiscale vigente nell’ex mercato abusivo della stazione, vorremmo conoscere i benefici economici che questo ha apportato nei confronti dell’Erario e del welfare italiano, e come verrà quindi gestito il ‘nuovo mercatino etnico’. Per non parlare del fiorente commercio che raggiunge il culmine nel periodo estivo grazie, appunto, alle bancarelle bengalesi e ai venditori ambulanti senegalesi onnipresenti sulla riviera e tra gli ombrelloni, un mercato di prodotti dalla provenienza incerta e troppo spesso di origine illecita”.

“CasaPound Italia non vuole una seconda Montesilvano – conclude – dove favorire la creazione di ghetti in cui domina il malaffare, salvo poi nascondere tutto sotto il tappeto, lasciando una città in balia di vere e propria orde di sbandati senza casa, lavoro e speranza. La favola dell’integrazione, d’altro canto, trova raramente il suo lieto fine: i simili si riconoscono tra loro, amplificando le discordanze con le comunità estranee. Le istituzioni hanno il Dovere di occuparsi prima di tutto degli Italiani, oggi incredibilmente discriminati nella propria nazione a causa di istituzioni assenti o impegnati sul fronte dell’immigrazione, evidentemente ben più alla ‘moda’ e remunerativo sotto il profilo politico e non solo”.