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Stalking, perseguita la sua ex con telefonate e minacce: un arresto a Bussi

Bussi. Stalking. È questa l’accusa per Giancarmine Di Ciccio, 35 anni, nato a Popoli ma residente a Bussi, agli arresti domiciliari da questa mattina. L’uomo, dopo una breve relazione sentimentale (durata circa dieci giorni) con un’aquilana, nel periodo compreso tra i mesi di dicembre 2011 ed aprile 2012, a tutte le ore del giorno, attraverso l’utilizzo delle proprie utenze cellulari, effettuava numerose chiamate senza risposta verso l’utenza della vittima.

In caso di mancata risposta, inoltrava un consistente numero di sms, dal contenuto minaccioso e denigratorio, dicendo che avrebbe riferito pubblicamente i suoi problemi famigliari e di salute. Inoltre, durante lo stesso periodo, controllava gli spostamenti e le azioni quotidiane della ragazza aquilana, stazionando nei pressi della sua abitazione di residenza e di un locale della zona di Popoli lei lavora.

Lo “stalker” le inviata poi numerosi biglietti, apparentemente di provenienza anonima, che apponeva sull’auto o sul portone della porta d’ingresso della sua abitazione. Documenti nei quali dava conto dei controlli della vita privata della ragazza e quindi della propria presenza in prossimità dei luoghi di ordinaria frequentazione. Non solo. Di notte, dopo la chiusura del locale, durante il tragitto tortuoso di circa 30 km che la vittima percorre a bordo della propria auto, la costringeva, in diverse circostanze, ad interrompere il proprio percorso di marcia, accostando il mezzo in modo pericoloso per mandarla fuori strada. O, ancora, tentava d’invadere la corsia di marcia immettendosi all’improvviso, da una strada laterale, costringendola ad una manovra pericolosa. Durante i periodici pedinamenti, durante i quali tempestava la ragazza di telefonate, interrompeva l’azione criminosa, dandosi alla fuga, quando notava che la vittima con un altro cellulare contattava i Carabinieri.

È capitato pure che si spacciasse per un carabiniere, parlandole del Di Ciccio, quindi di sé stesso, come una persona per bene e tranquilla, per indurla a ritirare la denuncia.

Malgrado l’ammonimento dei carabinieri (quelli veri), l’uomo aveva interrotto solo per qualche giorno la sua condotta riprendendo ad inviarle sms a gennaio, chiedendole di tornare insieme. E di fronte al rifiuto di lei, aveva ripreso ad inviarle messaggi e squilli anonimi.

Il 17 febbraio scorso la ragazza è tornata dai carabinieri per segnalare gli ulteriori peggioramenti: alle telefonate si erano aggiunti i pedinamenti e aveva preso a sorvegliarla anche quando era a casa.

Addirittura, tra il 3 ed il 10 febbraio aveva trovato sul parabrezza della propria macchina, un biglietto offensivo scritto a stampatello: Ciao spaccalegna, che fine ai fatto? Perché non mi rispondi mai al telefono.

E poi altri messaggi dal contenuto denigratorio ed offensivo della reputazione della ragazza e del padre convivente, nonché dello stato di salute del fratello. Un giorno l’ha anche minacciata, dicendole che l’avrebbe lasciata in pace solo se avesse rinunciato al posto di lavoro.

I carabinieri della Compagnia di Popoli prima dell’emissione della misura cautelare hanno sequestrato i due cellulari dell’uomo, lo hanno seguito e accertato i fatti e, in alcune circostanze, hanno pedinato l’auto della ragazza fino all’abitazione, per evitare che il giovane persecutore sbucasse all’improvviso da una strada laterale del percorso, con serio rischio per l’incolumità fisica della vittima.