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Truffe con auto per un milione di euro: la Polizia di Pescara esegue 23 arresti in tutta Italia

Pescara. L’hanno chiamata “operazione Tom Tom” quella che questa mattina ha portato la Polizia Stradale di Pescara ad eseguire 21 misure cautelari, oltre a due ancora in corso di esecuzione. Il provvedimento è stato disposto dal gip del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea su richiesta del sostituto procuratore Annalisa Giusti.

Al centro delle indagini una organizzazione criminale che, a detta degli investigatori, commetteva una serie di delitti ai danni di persone che, tramite internet, mettevano in vendita le loro autovetture. Non si parla solo di truffe, ma anche di ricettazione e falso.

In totale, sono 55 i veicoli oggetto di altrettante truffe, per un danno complessivo quantificabile in oltre un milione di euro, commesse in varie regioni d’Italia. E sono in tutto 51 le persone denunciate all’autorità giudiziaria.

Le misure cautelari sono state eseguite in provincia di Pescara e in quelle di Chieti, Foggia, Potenza, Salerno, Cuneo e Campobasso. Di queste, 14 sono di custodia cautelare in carcere, 5 ai domiciliari, 3 con obbligo di dimora e una con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il modus operandi dell’organizzazione criminale era semplice. Gli indagati individuavano una città o una determinata zona geografica dove contattare diversi inserzionisti che vendevano le proprie auto on line e fissavano un appuntamento per visionare il veicolo in vendita. Una volta raggiunto l’accordo economico e dopo aver individuato lo sportello Aci o l’agenzia di consulenza automobilistica in grado di rilasciare i documenti di circolazione, si formalizzava la vendita fissando appuntamenti ‘ad hoc’, in orari di chiusura delle banche, soprattutto di venerdì, per non consentire verifiche sulla autenticità degli assegni bancari usati per pagare i mezzi. Gli assegni, infatti, erano tratti su conti correnti privi di liquidità o del tutto falsi, realizzati appositamente quasi alla perfezione, tanto da non destare sospetti.

Per la Stradale il gruppo disponeva di “consistenti mezzi finanziari” e lo dimostra il fatto che il compenso che spettava all’agenzia di consulenza veniva pagato sempre in contanti, anche quando si trattava di cifre elevate. Prima che il venditore di turno potesse accorgersi della truffa di cui era stato vittima, veniva effettuato un ulteriore passaggio di proprietà dell’auto, in genere in favore di personaggi compiacenti, e i veicoli venivano destinati anche a Paesi esteri come Lituania, Germania e Bulgaria, attraverso canali internazionali per il riciclaggio dei veicoli. La banda era in grado di operare contemporaneamente in diverse località creando più “gruppi operativi”, capaci di realizzare diverse truffe nello stesso giorno, sempre sotto l’azione il coordinamento di Vincenzo Bevilaqua, 47 anni, residente a Montesilvano, ora in carcere. Nel corso delle indagini sono stati recuperati tutti i veicoli oggetto dell’attività illecita.