Lo scorso 18 gennaio una valanga travolse la struttura causando 29 morti, mentre i superstiti furono undici. A quanto si è appreso a palazzo di Giustizia si tratterebbe di una prima tranche di inchiesta.
Gli inquirenti hanno notificato questa mattina agli interessati l’iscrizione sul registro degli indagati.
Tra gli indagati per la tragedia dell’hotel Rigopiano risultano il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso. Con loro sono stati iscritti sul registro degli imputati i due funzionari della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio più il dipendente del comune di Farindola Enrico Colangeli.
I sei indagati della prima tranche di inchiesta sulla tragedia di Rigopiano sono iscritti sul registro per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose. Al direttore dell’hotel Di Tommaso è stato indagato anche ai sensi dell’art. 437, per atti omissivi in ambito di sicurezza sul lavoro.
Gli inviti a comparire stilati dalla procura di Pescara, pm Tedeschini e Papalia, nei confronti del presidente della Provincia Antonio Di Marco, del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, del direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso, dei due funzionari della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio più il dipendente del comune di Farindola Enrico Colangeli, sono stati notificati dal Nucleo Carabinieri Forestali e dal comando provinciale dei carabinieri di Pescara.
Negligenza, imprudenza e imperizia. Per la tragedia di Rigopiano i sei indagati Bruno Di Tommaso, Ilario lacchetta, Enrico Colangeli, Antonio Di Marco, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio sono iscritti nel registro “in violazione di normative cautelari e prevenzionali”, e per “omessa previsione, prevenzione e gestione dei rischi connessi anche all’attività aziendale (esercizio di struttura ricettivo alberghiera in zona di alta montagna a rischio isolamento per eventi atmosferici e valanghivi)”.
Nel dispositivo della procura di Pescara notificato agli indagati per i reati “artt.113, 40, c.1 e 2, 41, 437 c.1 e 2, 589 c.1, 2 e 3 c.p. per avere, anche in concorso e cooperazione colposa tra loro”, dal Nucleo di carabinieri Forestali e dal Nucleo investigativo provinciale dei Carabinieri di Pescara, si legge che tra i rischi da calcolare c’era “l’innevamento grave e quello valanghivo”, e che va indagato anche “l’omesso collocamento di impianti, apparecchi o segnali idonei a prevenire disastri e infortuni sul lavoro nonché, con particolare riferimento alle attività di protezione civile, anche nell’omessa predisposizione e/o aggiornamento di piani di intervento, di previsione e organizzazione di rischi connessi a condizioni meteorologiche avverse a eventi valanghivi, nonché nell’omessa attuazione di iniziative, azioni e interventi prescritti da normative di protezione civile e da piani di intervento da attuare in presenza di eventi meteorologici avversi del tipo di quelli connessi ad intenso innevamento atti a prevenire e fronteggiare i suddetti rischi, specie con riferimento al mantenimento di adeguate condizioni di viabilità per le strade costituenti accesso e corrispondenti vie di fuga di strutture ricettive alberghiere come l’Hotel Rigopiano, non impedito e cagionato il decesso di 29 persone presenti all’interno della suddetta struttura alberghiera, di cui 18 ospiti e 11 dipendenti della medesima struttura nonché lesioni personale ad almeno altri 8 ospiti e ad un altro dipendente”.
Intanto si apprende che la Procura di Pescara indaga anche sull’adozione e sull’attuazione, da parte di Prefettura di Pescara, Provincia e Comune di Farindola, dei piani di prevenzione e gestione delle criticità in caso di maltempo ed emergenza, previsti dalla legge in materia di protezione civile. Accertamenti sono in corso sia per appurare l’esistenza di tali piani sia la successiva attuazione.
Ad aver dato impulso alle indagini in tal senso c’è, tra l’altro, una memoria ex articolo 90 del codice penale presentata, un mese dopo la tragedia, dal legale dei famigliari di una delle vittime. Nel testo viene citata la legge di riferimento, che individua responsabilità e competenze dei diversi enti, e si chiede se, in base alle disposizioni della norma, Prefettura, Provincia e Comune siano stati adempienti rispetto agli obblighi previsti.
IL PAPA’ DI FENIELLO, DOVE SONO NOMI PREFETTO E GOVERNATORE?
“Dove sono i nomi del Prefetto di Pescara e del governatore dell’Abruzzo?”. È quanto si chiede Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime della tragedia di Rigopiano, appresa la notizia dell’iscrizione di sei persone nel registro degli indagati, tra cui il presidente della Provincia e il sindaco di Farindola. Il padre di Stefano si definisce “imbufalito”, ma comunque in parte “soddisfatto” perché la sua “tesi nei confronti del sindaco, uno dei responsabili di quella tragedia, era corretta”.
Il nome di Stefano Feniello, 28enne originario di Valva (Salerno) che era in vacanza a Rigopiano per festeggiare il compleanno con la fidanzata, Francesca Bronzi, scampata alla tragedia, due giorni dopo la valanga era stato inserito dalla Prefettura in un elenco di nomi di cinque superstiti che sarebbero arrivati a breve in ospedale. Ma si era trattato solo di un errore: Stefano, infatti, in ospedale non è mai arrivato.