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Pescara: Museo del Mare, il restauro non è mai partito

Pescara. La donazione di 30mila euro è stata effettuata tre anni fa. Ma dopo undici anni di lavori, nove appalti, sospensioni del cantiere e botta e risposta tra maggioranza e opposizione, la ristrutturazione dell’avveniristico Museo del Mare stenta ancora a decollare.

Il costo dell’intero progetto, redatto dall’architetto Lucio Rosati su incarico dell’ex Giunta di centrosinistra guidata da Luciano D’Alfonso, è di circa 90mila euro. Mentre per l’allestimento della sezione temporanea, dedicata agli animali marini protetti e ospitata nelle sale del mercato ittico all’ingrosso, la spesa prevista è di 22 mila euro più spese tecniche.
La donazione effettuata da Ottorina Ferri, vedova del fondatore e ispiratore del Museo del Mare Guglielmo Pepe, risale all’aprile 2009 e ammonta a 30 mila euro. Una somma che, come si legge sul progetto, sarebbe dovuta essere utilizzata per ristrutturare l’edificio nato sulle ceneri del vecchio istituto scolastico Di Marzio, completandolo con cinque postazioni multimediali a uso didattico e una collezione personale di reperti di proprietà di Guglielmo Pepe. E invece, a distanza di tre anni da quella donazione, non c’è traccia dei restauri promessi dal Comune. Il museo delle Meraviglie marine si avvia a diventare l’ennesima opera incompiuta della città di Pescara.
A lanciare l’allarme, nei giorni scorsi, sono stati i gruppi consiliari di opposizione: Pd, Idv, Sel e Rifondazione comunista, che hanno chiesto conto dei ritardi al sindaco Luigi Albore Mascia. La questione è stata ripresa dalla consigliera del Pd Paola Marchegiani, ex assessore alla Cultura dell’amministrazione D’Alfonso che durante la sua consiliatura aveva seguito da vicino la progettazione del Museo del Mare. “Che fine hanno fatto”, si chiede Marchegiani, “i soldi donati al Comune per la riqualificazione della sezione grandi cetacei. Ed entro quale termine il Comune darà esecuzione agli impegni assunti con la moglie del dottor Guglielmo Pepe”.
Una parziale risposta è arrivata dall’attuale presidente della Commissione Lavori pubblici Armando Foschi. “Quei 30mila euro”, sostiene, “servivano solo per la realizzazione di un bagno all’interno del vecchio Museo. Un bagno che la passata amministrazione non è stata capace, in sei anni, a costruire con fondi propri. E quei fondi sono sempre disponibili così come il progetto già realizzato. Le postazioni multimediali donate sono invece pienamente operative e a disposizione delle scolaresche che frequentano la struttura. Ma, mischiando le carte, l’opposizione di centrosinistra dimentica di dire che in sei anni e con progetti già pronti, dopo una miriade di appalti, non è stata capace a costruire il vero Museo delle Meraviglie Marine e ha appena semi-completato la palazzina di servizio al Museo che la nostra amministrazione sta cercando di adattare per dare una sistemazione finalmente dignitosa ai reperti custoditi nella vecchia struttura”.
La replica di Foschi fa andare su tutte le furie Paola Marchegiani che, progetto alla mano, risponde: “E’ evidente che la cifra donata dalla signora Ferri non sarebbe mai stata sufficiente per effettuare i lavori di ristrutturazione del Museo del Mare, nessuno è stato mai cosi cialtrone da sostenerlo e neanche da pensarlo”. In secondo luogo smentisce che la donazione è destinata alla realizzazione di un bagno. “Il progetto”, spiega Marchegiani, “compatibile con la risorsa donata, prevedeva un ampliamento della hall della sezione animali Marini Protetti. E, certo perché doveroso per una struttura pubblica, anche l’adeguamento dei servizi igienici al servizio dei potenziali visitatori tuttora mancanti”. “Quello sul cui Foschi dovrebbe rispondere”, prosegue, “è il perché, in tre anni, una macchina amministrativa così efficiente come quella da lui rappresentata non è stata neanche in grado di iniziare lavori così semplici e modesti, e, soprattutto, con una risorsa finanziaria destinata e disponibile. In altri tempi sarebbe stata opportuna e gradita una lettera di scuse alla Sig.ra Ferri, una assunzione di responsabilità dell’amministrazione e, soprattutto, un immediato recupero delle procedure per arrivare finalmente al rispetto delle volontà delle donante”.