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Pescara, un Silent Party contro l’ordinanza che zittisce la modiva

Pescara. Protesta silenziosa, è proprio il caso di dirlo, dei titolari dei locali della movida nella zona di via Muzii: se il Comune ordina chiusure e musica spenta in anticipo, gli esercenti rispondono con il Silent party.

Risale allo scorso anno il regolamento del Comune di Pescara che ordina per tutti i locali notturni del centro cittadino, quelli che ruotano attorno al mercato coperto di via Muzii, la chiusura alle 00:30 nei giorni feriali e all’01:30 nel weekend.

L’inverno, tra le lamentele dei residenti e qualche rissa, è filato piuttosto liscio ma per il rush finale, le settimane primaverili che precedono l’avvio della stagione sulla riviera, qualche ora in più farebbe comodo agli esercenti per approfittare della clientela che si intrattiene di più all’aperto grazie alle temperature più clementi.

“Tutto ciò è ingiusto”, affermano due di questi, Rinaldo Di Meo e Stefano Cardelli, riferendo il malcontento della categoria, Noi non vogliamo restare aperti fino alle 5 perché sarebbe impensabile nel rispetto dei condomini del quartiere, ma vogliamo lavorare e questa ordinanza non ce lo permette”.

Anche l’arrivo dei turisti premette l’amaro in bocca ai titolari di pub e vineria della zona è l’arrivo dei primi turisti. Tanto basterebbe per sollevare una nuova indignazione, come quella che ha portato a lunghi e aspri confronti con l’amministrazione comunale: l’ordinanza comunale scadrà domani, 31 marzo, ed è tutto incerto sul futuro in quanto il Municipio non si è ancora espresso.

Invece la reazione, stavolta, sarà pacifica, silenziosa e creativa. Cardelli e Di Meo, proprietari dell’Atelier Art Cafè e del Di Là hanno deciso di organizzare per sabato sera, in via De Cesaris, il primo Silent Party della città.

Niente musica nei locali né che si riversa in strada ma 300 cuffie a disposizione dei clienti con 3 canali, 3 generi musicali e quindi 3 diversi dj set a disposizione di coloro che vorranno divertirsi in silenzio.

“Questo party”, concludono i due imprenditori, “è un modo per dimostrare all’amministrazione comunale che si può ‘fare casino’ , senza per forza arrecare problemi o disturbo alla quiete pubblica”.