Pescara, inchiesta Il partito dell’acqua: notificati 18 avvisi di garanzia nell’Ato 4

polizia_nottePescara. Sono 18 le persone indagate, a vario titolo, nell’ambito dell’inchiesta “Il partito dell’acqua”, partita nel luglio 2010 e conclusasi nell’ottobre di quest’anno. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati ieri dalla Digos della Questura di Pescara, su disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica di Pescara, Valentina D’Agostino.

L’indagine, effettuata anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche nonchè con il sequestro, a seguito delle perquisizioni effettuate, di materiale cartaceo di natura contabile/amministrativa, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza e i reati ipotizzati sono quelli di peculato, corruzione, abuso d’ufficio, falsità in atti pubblici, falsità ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato, costituzione, nei riguardi dei pubblici amministratori tra cui il presidente, alcuni dirigenti, alcuni dipendenti nonchè i componenti del c.d.a. dell’Ato nr. 4 pescarese, susseguitisi dal 2003 al dicembre 2007.

Le indagini hanno acclarato un ingente danno economico erariale ai danni dello Stato determinato dalle condotte criminose accertate e consistenti in utilizzo improprio delle risorse economiche e strutturali dell’ente Ato per fini propri, quali l’uso personale delle auto per assolvere a impegni politici del presidente, all’epoca parlamentare, con spese sostenute (benzina-telepass-numerose multe) a totale carico dell’ente. Ma anche la distrazione dell’impegno lavorativo del personale stipendiato Ato a fini propri per assolvere a mansioni di accompagnatori–autisti con la falsa attestazione di presenza sul luogo di lavoro mediante marcatura del badge, lo sperpero di denaro pubblico per pranzi estranei alle finalità dell’ente, la distruzione di documenti pubblici già emanati, con la loro sostituzione con atti amministrativi effettuati in epoca successiva al fine di prorogare i contratti lavorativi di alcuni dirigenti con lo scopo di sottrarre la materia al commissario straordinario nominato in quel periodo con legge regionale e l’affidamento diretto di incarichi professionali (consulenze, affidamento di progetti) non preceduti da alcuna forma di pubblicità nè da procedure selettive, come previste dalla legge, spesso concessi a persone legate al direttivo da rapporti di carattere personale o di militanza politica.

L’indagine ha fatto emergere un quadro gestionale, interno all’Ato, estremamente compromesso, in cui è stata creata ed alimentata una struttura in larga parte asservita ad esigenze personali, di carattere politico ed economico, con la collaborazione di parte del personale interno, attivissimo e fedele. Inoltre, i consigli di amministrazione succedutisi nel tempo hanno compiuto una serie di atti amministrativi illegittimi volti a disporre impegni finanziari a favore di terzi in violazione dei più elementari principi di buona amministrazione, imputando alla spesa pubblica la copertura di viaggi e conviviali effettuati per scopi puramente personali.

La pressione ed il controllo sulla struttura sono proseguiti anche negli anni successivi finalizzati al condizionamento delle scelte importanti riguardanti la vita del’ente, quali la riforma degli Ato e l’adeguamento delle tariffe dell’acqua.

 

Tra gli indagati ci sono l’allora presidente dell’Ato Giorgio D’Ambrosio (che era parlamentare del Pd), alcuni dirigenti, alcuni dipendenti (come il factotum di D’Ambrosio, Vincenzo Di Giamberardino, e Fabio Ferrante) nonchè i componenti del Consiglio di amministrazione dell’Ato tra cui l’ex sindaco di Francavilla (Chieti) Roberto Angelucci, il sindaco di Montesilvano Paquale Cordoma, e l’allora assessore di Montesilvano Francesco Di Pasquale, oltre al segretario dell’Ato Fabrizio Bernardini. Di Giulio ha sottolineato che all’interno dell’Ato si registrava “una gestione personalistica dell’ente, che è un ente pubblico”, con un “danno patrimoniale ai danni dello Stato che sarà recuperato attraverso la Corte dei Conti.

Gli altri indagati sono l’ex componente del cda dell’Ato, Franco Feliciani, e l’assessore al comune di Penne Gabriele Pasqualone; Nino Pagano, funzionario Ato; Silvia Robusto, dipendente Ato; Alessandro Antonacci, dirigente tecnico Ato; Sergio Franci, ex consulente Ato; Pierluigi Caputi, dirigente regionale e commissario straordinario dell’Ato; Ercole Cauti, imprenditore; Luigi Panzone, docente di scienze manageriali dell’Universita’ D’Annunzio.

Quest’ultimo deve rispondere di corruzione in quanto, secondo l’accusa, avrebbe agevolato D’Ambrosio a superare gli esami e a laurearsi in economia e management.

 

 

 

 

 

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