Pescara. Oltre ai cani ‘molecolari’ del Soccorso alpino, anche l’avvistamento da parte di un custode della Riserva dannunziana indirizza nel parco le ricerche di Roberto Straccia. Dopo una settimana senza notizie, si fa largo l’ipotesi del rapimento.
Sette giorni pieni: se Roberto Straccia, come ormai tutta l’Italia si augura, è ancora lì fuori, seppur amici e familiari non si spieghino un allontanamento volontario, se la sta vedendo con il freddo, senza soldi né vestiti pesanti. A meno di una fuga premeditata, con tanto di bagaglio e soldi recuperati dopo esser uscito di casa, mercoledì alle 14:45 lo studente originario della provincia di Fermo si è allontanato dal suo appartamento con indosso solo un k-way e un paio di pantaloncini, come aveva sempre fatto per andare ad allenarsi sul lungomare. Se ieri i cani ‘molecolari’ del Soccorso alpino avevano inizialmente condotto le ricerche in piazza Primo Maggio, hanno portato poi Carabinieri e gruppi volontari di ricerca all’interno della Riserva dannunziana; anche oggi in quel parco si è continuato a cercare; i sub hanno scandagliato il laghetto, senza successo, mentre i militari coordinati dal colonnello Di Niso hanno ascoltato la testimonianza di uno dei custodi, che afferma di aver visto venerdì scorso un giovane, con lo stesso giubbino di Roberto ma con dei jeans al posto dei pantaloncini rossi, vagare per la pineta in stato confusionale. L’operaio avrebbe chiesto al ragazzo se avesse bisogno di aiuto, ma il giovane avrebbe rifiutato ogni soccorso; solo quando i carabinieri gli hanno mostrato le foto, l’uomo ha riconosciuto Roberto, indicando il posto dell’avvistamento come lo stesso dove si è fermato il fiuto dei cani.
La nuova, importantissima, evoluzione restituisce nuove speranze agli amici di Roberto, che con papà Mario e la sorella Lorena hanno raggiunto in mattinata il parco, in attesa di una buona notizia. Ma le speranze, alimentate solo dal ritrovamento di un non meglio identificato scaldacollo, non coincidono con le ipotesi; Michele, il coinquilino di Roberto, crede che “un malore improvviso, come un’ischemia cerebrale, può averlo portato a vagare in preda alla confusione”, mentre per il padre si fa sempre più strada l’ipotesi del rapimento. Suo figlio, ragazzo dallo stile di vita sano e riservato, non avrebbe mai fatto un gesto così doloroso nei confronti della propria famiglia: “Non c’e’ un motivo”, dice, “Non ha avuto litigi, ha degli amici ottimi, all’università faceva il suo dovere a testa alta. L’allontanamento volontario l’ho escluso dal primo momento. Il cuore mi dice che non mi avrebbe mai dato questo dispiacere”. Quindi, anche per esclusione, si pensa ad un sequestro, comunque senza una motivazione concreta: “Non ho idea di chi possa essere stato”, prosegue il signor Mario, “Io non ho mai aiutato nessuno, ma non ho nemmeno mai fatto del male”, spiega per sgombrare il campo dal dubbio di una vendetta o ritorsione.
Approfondimento: Roberto Straccia
Daniele Galli