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Rigopiano, la mamma di Feniello: “Piangono per economia e non per vittime”

Pescara. “Oggi piangono l’economia, dicono di aver subito un danno. Io, invece, lacrime non ne ho più, ho solo un dolore immenso per aver perso Stefano, ucciso da chi, anziché pensare all’incolumità della gente, ha pensato solo all’economia di Farindola”. Lo afferma Maria Perilli, madre di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della tragedia dell’hotel Rigopiano, criticando duramente le istituzioni.

“Dopo il funerale di Stefano – scrive la donna – ho sentito dire che Farindola e i suoi amministratori sono tristi perché questa tragedia è stata un duro colpo per l’economia del paese. Ecco, proprio quell’economia che mio figlio era andato ad alimentare con quella vacanza, quell’economia che oggi dicono è stata uccisa, ha contribuito ad uccidere mio figlio”.

“A causa di quell’economia – prosegue – a Stefano è stato assicurato che c’erano le condizioni per andare a Rigopiano, gli è stato detto di stare tranquillo, la strada è sempre pulita, non ci sono problemi. Ma la strada non era pulita; quando è arrivato la stavano pulendo, ha dovuto aspettare che lo spazzaneve finisse di pulirla e poi, scortato dal Sindaco di Farindola, che gli faceva strada, è salito fino alla sua tomba. Hanno pensato all’economia, a far salire quelle povere persone, a portarle su, a garantire che l’incasso dell’Hotel fosse salvo”.

“Il 17 gennaio, il giorno del compleanno di Stefano, l’ho salutato prima che andasse a prendere Francesca per andare in montagna a festeggiare con lei. L’ho salutato dicendogli le solite cose che una mamma dice al proprio figlio quando si allontana – racconta la donna – Non potevo immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei visto e che, dopo più di un mese, mio figlio sarebbe tornato a casa dentro un’urna che raccoglie le sue ceneri”.

“Questo, oggi, è Stefano: cenere. Ora sta a casa, ma non posso più abbracciarlo, baciarlo e guardarlo negli occhi. Posso solo guardare la sua foto, dove continua a sorridere, come faceva sempre. Io invece – sottolinea Maria Perilli – non sorrido più, ho perso la voglia di andare avanti e non faccio altro che pensare a quel giorno maledetto in cui è uscito dalla porta di casa per non tornarci più. Anzi, per tornarci solo dopo più di un mese, dentro l’urna che contiene ciò che è rimasto di lui”.

“Ringrazio il Sindaco di Farindola, che si è preoccupato di aiutare Stefano e tutte le altre persone affinché arrivassero in Hotel, e non si è posto il problema di come quelle stesse persone sarebbero potute andare via il giorno dopo. Mi dicono che non era la prima volta che quell’Hotel rimaneva isolato, che era già accaduto. Quindi, grazie. Ringrazio il Presidente della Provincia di Pescara, che ha lasciato che su quella strada maledetta si accumulasse tutta quella neve senza fare nulla per pulirla. Ringrazio il Prefetto di Pescara, che per una notte mi ha fatto credere che Stefano era vivo e che lo avrei abbracciato ancora, e invece mi ha illuso, rendendo questo incubo ancora più atroce. Stringo le ceneri di mio figlio e li ringrazio”, conclude la mamma di Stefano.

ESPOSTO FAMILIARI PER NOME STEFANO IN LISTA SUPERSTITI

I familiari di Stefano Feniello hanno presentato un esposto in Procura nei confronti del Prefetto di Pescara, di una funzionaria della Protezione civile e del sottosegretario di Stato Federica Chiavaroli. Obiettivo è quello di far luce sulla vicenda del nome di Stefano, inserito erroneamente in una lista contenente i nomi di cinque superstiti che avrebbero raggiunto l’ospedale a breve.

Obiettivo dei familiari del giovane, assistiti dall’avvocato Camillo Graziano, è quello di capire “se si sia trattato di un madornale errore di comunicazione o se vi sia qualcosa di poco chiaro che noi non conosciamo”.

Nel pomeriggio di venerdì 20 gennaio, durante una comunicazione ai familiari dei dispersi da parte del Prefetto e di una funzionaria di Protezione civile, il nome di Stefano era stato inserito nella lista di 5 persone estratte vive dai resti dell’hotel, che sarebbero arrivate a breve in ospedale. Il sabato mattina, riferisce l’avvocato Graziano, il sottosegretario Chiavaroli aveva tranquillizzato la madre di Stefano dicendole che avrebbe presto rivisto il figlio. Ma Feniello in ospedale non è mai arrivato. Il suo corpo è stato estratto quattro giorni dopo il ritrovamento della sua fidanzata, Francesca Bronzi, uno degli undici superstiti.

“Francesca – spiega il legale – ha raccontato che Stefano era vicino a lei, che aveva riconosciuto il suo orologio e che, pur non potendosi muovere, era riuscita a toccare la sua mano. Abbiamo chiesto anche ai soccorritori, ma ci hanno detto che stefano non era nel punto indicato dalla ragazza. Successivamente abbiamo appreso dalla stampa che forse Stefano era a quattro o cinque metri da Francesca. Vogliamo capire perché il nome di Stefano era in quella lista e che sia fatta luce su queste discordanze”.