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Pescara, nuove analisi sui fanghi del dragaggio. Rischio sanitario per i balneatori?

Pescara. Amicone ci ripensa: ieri aveva riferito di non poter procedere alla ripetizione delle analisi sui campioni di riserva presi dai fondali della darsena commerciale, dove ancora una volta il dragaggio è stato bloccato, ma ora dalla magistratura. “Se non ce lo ordinano non spetta a noi ripeterle”, affermava il direttore generale dell’Arta, per poi ripensarci già oggi. Ma sul rischio-contaminazione si spacca il mondo scientifico e quello politico.

“A seguito delle discordanze emerse tra gli esiti delle analisi dei sedimenti del porto di Pescara eseguite dall’ARTA Abruzzo e quelli delle analisi commissionate dall’Autorità Giudiziaria, il Direttore generale Mario Amicone ha disposto l’immediata ripetizione degli esami su alcuni campioni, per la determinazione del DDT e del naftalene”. Chiara e sintetica la nota emanata dall’Arta questo pomeriggio. Gli esami che avevano autorizzato il dragaggio, poi smentite dal Noe e dalla Procura che ha sequestrato la draga Gino Cucco dopo aver scavato pochi metri cubi, erano stati eseguiti dai laboratori dei distretti di Pescara, Chieti e L’Aquila e confermati dall’Arpa di Macerata. Le analisi, ora, verranno “ripetute da laboratori dell’Agenzia diversi da quelli che hanno effettuato le precedenti e, parallelamente, dai laboratori dell’ARPA Marche di Ascoli Piceno”, riferisce l’Agenzia regionale per la tutela ambientale, che ha contestualmente richiesto all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale “l’esecuzione di ‘controanalisi’ sui campioni prelevati e custoditi dall’Arta e, se opportuno, di nuove analisi su ulteriori campioni da prelevare in situ”. Insomma, Amicone e la sua squadra chimica non ci stanno, e cerca fortemente chiarezza e vendetta verso chi ha messo in dubbio la propria affidabilità, ledendo “l’immagine di chi non ha interessi e crede nel proprio lavoro”, avevano detto ieri in conferenza stampa le dirigenti Di Croce e Del Vecchio.

Le nuove analisi sono anche l’obiettivo di Guerino Testa, commissario straordinario per l’emergenza portuale, che oggi si è recato a Roma con l’avvocato Giacomo Aiello, consigliere giuridico della Protezione civile, accompagnato dal vice sindaco di Pescara Berardino Fiorilli, il comandante della Capitaneria di porto Luciano Pozzolano e i tecnici che stanno seguendo il dragaggio. “Effettuare nuove analisi sul materiale da dragare, puntare al dissequestro della draga Gino Cucco e seguire in tempi rapidi tutte le procedure necessarie per uno smaltimento dei fanghi alternativo a quello in mare”, subito dopo la riunione è stata questa la strategia illustrata da Testa da eseguire nelle prossime ore. Ma a differenza di Amicone, Testa non cerca di riaffermare l’assenza di pesticidi nelle acque, bensì di far accertare l’eventuale livello di contaminazione: “Per quanto riguarda la destinazione del materiale da prelevare nel porto”, ha detto, “si pensa ad un sito a terra ma per seguire questa procedura sono necessari ulteriori fondi e il rappresentante della Protezione civile ha assicurato che si attiverà per lo sblocco di circa venti milioni di euro che già si pensava di destinare al dragaggio del porto di Pescara.

In città, intanto, si comincia a diffondere la paura sul rischio della contaminazione: se l’acqua è inquinata nel porto, lo è per forza anche nel mare in cui sfocia e dove si bagnano migliaia di pescaresi e turisti. Il professor Francesco Stoppa, docente di geochimica alla D’Annunzio ha affermato che i fanghi contaminati da Ddt e pesticidi “potrebbero essere causa di leucemie, tumori e malformazioni genitali”. Contro di lui e contro le sue parole si è scagliato immediatamente il sindaco Albore Mascia: “Affermazioni gravissime e parole estremamente lesive nei confronti del territorio di Pescara e della sua immagine”, ha commentato, “il professor Stoppa forse non ha ben compreso la portata di quanto ha dichiarato, arrecando un danno incalcolabile al nostro turismo balneare e alle nostre centinaia di imprese”. “A questo punto adotterò ogni possibile azione amministrativa per tutelare l’immagine del capoluogo adriatico e non consentirò a nessuno di affossare la nostra città con delle parole in libertà”, ha tuonato ancora il sindaco, “Mi chiedo come sia possibile dire con tanta leggerezza che la frequentazione estiva delle nostre spiagge possa essere causa di patologie oncologiche e di malformazioni congenite, reclamando addirittura un’azione di ‘decontaminazione’ come se su Pescara fosse caduta una bomba all’uranio. Mi chiedo come si possa affermare con altrettanta leggerezza che i dati degli esami di laboratorio dei fanghi da dragare ‘siano stati manipolati’ per renderli più accettabili, assumendosi una responsabilità di enorme gravità e infangando il nome delle Istituzioni”.

 

Daniele Galli