Pescara. Sono grandi le speranze che gli operatori portuali di Pescara ripongono nel 2017 per il riposizionamento commerciale dello scalo.
“Sarà l’anno decisivo per determinare se Pescara avrà un ruolo futuro nei traffici marittimi nazionali ed internazionali o se la regione dovrà rinunciare per sempre alle prerogative che la prima città d’Abruzzo può mettere al servizio dei flussi marittimi, in particolare quelli turistici e passeggeri”, afferma Gianni Leardi, rappresentante della categoria.
“Nel corso del 2016 si sono verificati una serie di eventi, sia positivi che negativi, che hanno fatto sì che l’anno che sta per cominciare sarà quello decisivo per le sorti dello scalo”, prosegue Leardi, “Solo per citare i più recenti, il mese di luglio ha visto l’ennesimo insabbiamento dei fondali della darsena commerciale, provocando l’interruzione dei rifornimenti via mare di idrocarburi. Interruzione che purtroppo perdura, visti i ritardi che non hanno ancora consentito l’avvio del mini-dragaggio d’urgenza (!) programmato per consentire alla motocisterna Galatea di tornare a scalare il nostro porto, seppure a mezzo carico.
Tristemente noto anche l’addio dato dalla Snav, “visti i risultati a dir poco deludenti del traffico passeggeri effettuato nelle ultime due stagioni con un mezzo adatto al trasporto dei soli passeggeri a causa della inadeguatezza dei fondali portuali”.
I marittimi, pertanto, ritengono che “in assenza di forti iniziative istituzionali, difficilmente il 2017 vedrà l’Abruzzo collegato via mare con l’altra sponda dell’Adriatico”. Il rammarico è tanto: “interrotti i rapporti con il gruppo armatoriale privato più importante al mondo, l’unico che con i propri mezzi tecnici ed economici sembra oggi avere la capacità di assicurare la sopravvivenza di Pescara e dell’Abruzzo nel panorama dei traffici marittimi in Adriatico, la situazione delle aziende operanti nei settori commerciale e turistico si è fatta, se possibile, ancora più precaria; alcune di queste non esistono più dal punto di vista dell’organico e delle attrezzature, atteso che l’ultima nave con merci secche è approdata nel luglio 2011, e si può dire di fatto che non abbiano mai ripreso effettivamente a lavorare”.
La speranza, ora, è tutta nell’entrata in vigore del Piano Regolatore Portuale di Pescara dopo iter un travagliato e durato più di dieci anni: “Ora è il momento di passare alla realizzazione dei primi interventi”, incalza Leardi, “sui quali non vogliamo esprimere alcun giudizio di carattere tecnico in merito agli adempimenti autorizzativi e di tipo ambientale, qualunque essi siano: chiediamo solo la stessa risolutezza per poter ricominciare a programmare un futuro consono ed in linea con gli investimenti economici e professionali fatti negli ultimi 30 anni”.
Altro elemento positivo, per i marittimi, “è il riconoscimento che finalmente il Consiglio Regionale ha operato della pari dignità tra utenti portuali. Con un apposito provvedimento sono stati infatti ammessi a misure di sostegno tutti quegli operatori che, a differenza dei colleghi della pesca, non hanno potuto beneficiare degli aiuti per il fermo derivante dal mancato dragaggio; fermo che, come abbiamo già detto, purtroppo è tuttora in essere, in quanto iniziato nel 2011 e oggi ancora presente”.
Infine, ci sarà da giocare la delicata partita delle Autorità di Sistema Portuale: “Come operatori”, conclude Leardi, “ci auguriamo sia gestita dalla nostra regione e dai nostri comuni facendo ricorso a professionalità e competenze reali, nella consapevolezza che qualunque sia l’approdo finale (Ancona o Civitavecchia), occorrerà sedersi a quel tavolo con persone che conoscano realmente i porti, il loro funzionamento, le opportunità e le minacce per i nostri scali; non taceremo di fronte a indicazioni politiche o comunque prive delle necessarie e specifiche competenze per poter parlare e decidere di porti e trasporti marittimi”.