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Pescara, Airone Technics: trattativa in sospeso. La cordata vuole comprare ma nessuna risposta

Pescara. Sospesi nel vuoto di un paradosso. Gli operai di Airone Techincs, in cassa integrazione dal primo aprile, non riescono a vedere svolte per la loro vertenza. La ditta che effettuava la manutenzione degli aerei per conto di Alitalia rimane in un limbo, tra la cordata abruzzese intenzionata a rilevarla anche senza garanzie di commesse, e la compagnia di bandiera che si appiglia alla vendita degli hangar; nel mezzo Chiodi, accusato da Fiom e Cgil di immobilismo istituzionale. A rischio scadenza le certificazioni di eccellenza professionale dei manutentori.

Il paradosso sarebbe questo: la cordata di imprenditori locali, guidata dal presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, è fortemente determinata ad acquisire da Alitalia la Airone Technics, arrivando anche a rinunciare ad una garanzia di commesse per un primo periodo di lancio. Eppure Alitalia, che ha già liquidato azienda e personale, non vende e non dice perché. Questa la situazione ricostruita stamattina da Gianni Di Cesare e Nicola Di Matteo, rispettivamente segretari regionali Cgil e Fiom, Marco Ranieri e dal segretario provinciale di Fiom Chieti, Marco Ranieri, dinanzi ad una rappresentanza degli stessi operai.

Manutentori esperti, qualificati e certificati da corsi di formazione e aggiornamento pagati dalle casse della Regione. Professionalità che rendono le officine dell’Aeroporto d’Abruzzo un punto d’eccellenza per gli aeromobili di tutta Italia. Un’attività che generava oltre ai 90 posti interni, picchi di 120 posti di lavoro con l’indotto. Dal primo aprile scorso la Cai, la compagnia rigenerata dalle ceneri di Alitalia grazie all’intervento dello Stato, ha deciso di chiudere la Airone Technics nello scalo chietino-pescarese e, stornati gli impiegati a tempo determinato, ne sono rimasti circa 41 in cassa integrazione per 7 anni. Si è fatto avanti, da subito, un pool di imprenditori locali ad instaurare la trattativa con Rocco Sabelli, l’Ad di Alitalia. Mesi di agganci, dialoghi e incontri a Roma tra Primavera, Sabelli e il presidente della Regione Gianni Chiodi. “A noi le notizie sono arrivate solo per vie traverse”. La prima risposta ufficiale è arrivata in un primo vertice, nel quale Alitalia aveva chiesto alla cordata di presentare un piano industriale per verificare la fattibilità della trattativa: “Un piano presentato in brevissimo tempo, ma le risposte promesse in brevissimo tempo da Alitalia non sono ancora arrivate”, dice ancora Di Cesare. Quell’incontro è di quasi due mesi fa, e alle mancate risposte, mentre i sindacati seguivano la vertenza sui tavoli, gli operai hanno preso in queste settimane a seguire Chiodi ad ogni passo, individuandolo come unico interlocutore responsabile. Così è accaduto lo scorso 29 giugno, quando Chiodi è andato a giocare in casa degli operai, inaugurando il nuovo scalo internazionale nei locali dell’Aeroporto; lì, gli operai l’hanno aspettato e interrogato, e Chiodi ha risposto:“Alitalia è disponibile a passare alcune commesse alla nuova azienda ma nel contempo vuole conoscere dalla nuova proprietà quali commesse ha ricevuto per avere certezze sul futuro della società stessa”. Un cane che si morde la coda

Poi per altre tre settimane, silenzi istituzionali e, ancora, notizie trafugate e dialoghi per pedinamento. “Ancora per vie traverse abbiamo saputo”, spiega Di Matteo, “che Alitalia per cedere la ditta che ha già liquidato vuole 2 milioni di euro per disfarsi dei 2 hangar che ha costruito sugli spazi della Saga”. “Alitalia paga, infatti, 80mila euro l’anno alla Saga per quegli spazi, il contratto d’affitto scade il 31 dicembre e c’è un’opzione per i successivi due anni”, approfondisce Marco Ranieri. E qui sorgerebbe il paradosso: Primavera fa il colpo di coda: rinuncia anche a chiedere garanzie iniziali di fatturato e commesse ad Alitalia (che avrebbe proposto 1,5milioni per tre anni, mentre Airone Technics ne fatturava 4 in un anno) pur di rilevare immediatamente l’azienda; come dire: faccio da solo ma non li pago 2 milioni per far smantellare 2 officine fatiscenti. “Ci sono tutte le condizioni ideali per chiudere la vertenza”, prosegue Di Matteo, “perché ancora non si ‘quaglia’ niente?”. Il rilancio è stato fatto arrivare alle orecchie di Chiodi e Sabelli venerdì scorso, e confermata per iscritto lunedì ad entrambi.

La risposta è riassunta da Ranieri: “Stanno facendo un gioco pericoloso”. Il tono accusatorio, al plurale, è la conseguenza della mancata reazione entusiasta attesa dai sindacati alla nuova proposta di Primavera. “A questo punto”, deduce Di Matteo, “si inseriscono interessi che non conosciamo, o vogliono evitare un punto di concorrenza”. Già a Roma e Napoli si eseguono, infatti, le stesse manutenzioni; ma non viene risparmiato Chiodi: “Scappa, non commenta, non batte i pugni sui tavoli romani: se non lo fa lui che deve difendere gli interessi della regione, chi lo fa?”, incalza Di Matteo. “Quando poi incontra gli operai che lo inseguono”, afferma Ranieri, “dice loro che la colpa è dei sindacalisti nazionali che non si interessano”. E la pericolosità del “gioco” sta nella scadenza delle certificazioni professionali degli operai: se per più di sei mesi i manutentori non effettuano alcuna attività sulle macchine perdono le qualifiche, e per riacquisirle occorre una formazione di un anno, un anno e mezzo. Da aprile, tre mesi sono già andati in fumo: continuando così, ad ottobre le qualifiche decadono. “Primavera ha parlato chiaro: lui come noi non possiamo permetterci di perdere la qualifica d’eccellenza professionale, conclude Ranieri. Primavera e soci perderebbero, infatti, qualsiasi interesse al rilevare una semplice squadra di meccanici: imprenditori sempre, volenterosi come in questo caso, ma i benefattori non fanno affari.

 

Daniele Galli