Pescara, niente alcolici durante concerti. Gli esercenti: “Ormai lo stadio ci penalizza”

stadioescercentiprotestaPescara. Protestano gli esercenti della zona circostante lo stadio Adriatico, costretti in occasione di tutte le partite del Pescara Calcio a limitare gli affari a causa dell’ordinanza del Prefetto che vieta la vendita di alcolici per 6 ore, e ora vessati dallo stesso provvedimento anche in occasione dei grandi concerti estivi, compresi quelli più tranquilli come quello di Jovanotti. Un’ordinanza ritenuta iniqua per vari motivi, notificata pochi minuti prima o, addirittura, dopo l’inizio dell’orario di validità: “Non ci hanno lasciato modo e tempo per difenderci”, hanno detto questa mattina durante un incontro.

Portanuova, o ancor meglio la zona dello stadio, sarebbe piena periferia se non fosse per l’Adriatico, unico punto d’attrazione dell’intero quartiere compreso tra l’università, la Pineta e il mare. Chi ha investito qui, già da oltre un decennio, per aprire un bar, una gelateria, un ristorante, una pizzeria, non aspettava altro che le partite del Pescara per poter vendere qualcosa in più; venne, poi, la legge Maroni e tutto il suo strascico normativo restrittivo sugli stadi, e i Prefetti di tutta Italia iniziarono ad imporre ordinanze vietanti la vendita di alcolici di ogni gradazione, dalla birra ai superalcolici, per gli esercizi più o meno vicini ai luoghi degli incontri sportivi. In generale, l’ordinanza viene imposta solo per le cosiddette partite “a rischio”, ma a Pescara no: tutte le partite devono essere alcool-free.

Così finisce che “per dieci mesi rimaniamo a girarci i pollici”, come dice la signora Vienna Caramanico, titolare del Mistyc Pizza, pizzeria posta proprio dinanzi l’ingresso Maratona dell’Adriatico, “e aspettiamo che l’estate porti con se qualche grande evento”. E quando l’estate porta con se i grandi concerti, Jovanotti, i Modà, Zucchero, Vasco Rossi, l’ordinanza si presenta nuovamente e dalle 16:00 alle 24:00 pizzerie, bar e paninoteche devono rimettere il lucchetto a spine e frigoriferi. Non solo, anche al metre al ristorante è vietato di versare il vino all’avventore o all’enoteca di viale Pepe di rifornire il cliente abituale. A tutti gli esercizi compresi nel quadrilatero via Marconi-via Vespucci-Lungomare Colombo-via Elettra viene fatto divieto di somministrare sostante alcoliche. Ma mentre durante il campionato, che ormai si gioca spesso anche durante la settimana, le ordinanze sono routine ingoiata a fatica, lunedì scorso, in occasione del concerto di Jovanotti, per la prima volta l’ordinanza è stata imposta dal Prefetto anche per un evento extrasportivo che ricade sullo stadio. Atto che ha fatto infuriare i commercianti, che riunitisi in varie associazioni (Terra Nostra, Commerciando in via d’Avalos, Comitato commercianti Porta Nuova) hanno tenuto stamattina un incontro davanti all’ingresso dello stadio per protestare e informare la stampa sulla situazione. Da questo ne sono venute fuori numerose “pecche” legate ad una situazione che gli stessi operatori definiscono penalizzante.

Le parole della signora Caramanico vengono ripetute ad oltranza da tutti i presenti: “Come si fa a non dare una birra a chi ci compra una pizza? Così, oltre a chi viene allo stadio, ci scappano anche i clienti abituali”, dicono i titolari delle pizzerie Il morso e Canguro, “Già siamo una periferia abbandonata, noi aspettiamo l’estate per sopravvivere e invece, così, ci tagliano le gambe”, aggiunge Luca Di Giovanni dell’Harry’s Bar, “noi non vogliamo fare soldi facendo ubriacare la gente, ma è impossibile che un ristorante non possa nemmeno versare un bicchiere di vino”, va avanti Cinzia Del Rosso del New Midas Cafè. Un’ordinanza mal digerita già per le partite: “il Prefetto relega l’ordine pubblico a noi”, chiosa ancora Vienna Caramanico, “invece che tenere loro a bada quella ventina di ultras pericolosi che conoscono benissimo, fanno chiudere noi: questo stadio sta diventando penalizzante!”. Ma a farli infuriare, oltre alla novità dell’ordinanza pro-concerto, è stata la modalità di notifica. Tutti raccontano che i vigili sono arrivati a consegnarla da un’ora prima delle 16:00, quando il divieto entrava in vigore, finanche le 16:15. Ma se “i vigili stessi si sono vergognati di quello che stavano facendo”, Gianluca Monaco del Caffè Vespucci ritiene che sia stata “una mossa per non permetterci di protestare in tempo”. Molti di loro, indignati, hanno ignorato il divieto, vendendo ugualmente birre o amari, tant’è che stamattina, su richiesta, tutti quanti hanno risposto di aver strappato o gettato via immediatamente il foglio consegnatogli. “Non possono dirci di non vendere alcolici con solo mezz’ora di preavviso, dopo che abbiamo acquistato e sistemato consistenti scorte straordinarie di bevande”, spiega Luca Di Santo. Peraltro, alcuni degli esercenti erano stati preavvisati già durante la scorsa settimana del divieto sull’alcool da fonti interne alla direzione dello stadio: non è stata, pertanto, una mossa decisa solo lunedì.

Gianluca Monaco, che per l’associazione Terra Nostra a maggio ha partecipato ad una riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza della Prefettura, sottolinea: “Se il problema per la sicurezza è l’alcool, allora lo è per tutta la città e per tutti gli eventi, non solo per chi rientra in questa strade”. Basta, infatti, attraversare via Marconi e arrivare su viale Pindaro per vedere sfumare l’ordinanza; più di uno dei presenti, infatti, si lamenta di aver visto ragazzi con casse di birra, evidentemente acquistate nel più vicino supermarket esente da divieto, passargli sotto il naso prima delle partite. “E poi, non ci sembra che Jovanotti o i Modà attraggano beoni o facinorosi”, incalza Monaco. D’Accordo con lui anche Rocco Granata, titolare con Agostino Fuschi dello storico Piadina Party: “Alla festa di Sant’Andrea e dei Colli passano centinaia di migliaia di persone, spesso accadono episodi di violenza, ma lì perché non fanno mai ordinanze? E perché sabato scorso al Porto Turistico, dove c’erano 10mila persone per Alex Britti, s’è potuto vendere di tutto?”. E sempre Granata solleva il problema degli ambulanti: “Lunedì sera, solo nel tratto davanti al mio esercizio c’erano una trentina tra furgoni e carretti, perfino carrelli della spesa pieni di bottiglie, con le birre in bella vista. In tutto ne ho contati una sessantina. A noi che invece lavoriamo qui tutto l’anno, pagando fior di tasse per rifiuti, occupazione del suolo pubblico, per le insegne, subendo controlli battenti ci costringono al divieto. Ci fanno diventare gli emarginati dello stadio”.

Le risposte dell’assessore al Commercio Cardelli. A tutte le domande e le lamentele ha risposto l’assessore Stefano Cardelli, intervenuto all’incontro: “Noi abbiamo rilasciato solo 26 licenze per gli ambulanti, i quali peraltro non possono vendere alcool in nessun posto e in nessun momento: si tratta, quindi, di abusivi o contravventori”, ha detto direttamente a Granata. Anche Cardelli era presente al tavolo del Comitato d’Ordine di maggio, e già in quell’occasione aveva “chiesto ed ottenuto un apertura del Prefetto a tutela degli esercenti, sia per l’orario che per le zone sui quali ricade l’ordinanza per le partite. Anche il sindaco era contrario al provvedimento di lunedì, per un concerto, poi, che attrae un’utenza predefinita e tranquilla. L’ordinanza si poteva, perciò, calibrare: però il Prefetto è l’organo ministeriale preposto che impone, sopra le parti e anche sopra il sindaco, tali decisioni”.cardelliprotestastadio

Lo stesso Cardelli ha definito una “assurdità che tutte le partite vengano ritenute a rischio e che, secondo questa logica, il provvedimento non ricada su tutta la città”. L’assessore si è impegnato, fissando con gli esercenti un incontro all’inizio della prossima settimana, a cercare un nuovo tavolo con il Comitato per insistere su una rivisitazione dell’ordinanza: “Non contestiamo il Prefetto, ma il provvedimento deve essere rivisto”, ha concluso.

 

Daniele Galli


Gestione cookie