Discarica Bussi: 8 assolti e 19 rinviati a giudizio

BussiSi è chiusa con 19 rinvii a giudizio e otto assoluzioni, davanti al gup del tribunale di Pescara Luca De Ninis, la vicenda relativa alla discarica di Bussi, dove per molti anni sono state scaricate circa 500mila tonnellate di sostanze tossiche.

Tra le otto persone assolte, perché il fatto non sussiste o non costituisce reato, gli ex vertici Aca e Ato, Bruno Catena e Giorgio D’Ambrosio, l’attuale direttore generale dell’Aca Bartolomeo Di Giovanni, l’ex sindaco di Francavilla Roberto Angelucci, all’epoca dei fatti ex vice presidente Ato.

Rinviati a giudizio, invece, gli ex amministratori della Montedison, che però non devono più rispondere di avvelenamento doloso in quanto il reato è stato riqualificato in adulterazione delle acque. Gli imputati saranno, dunque, processati dal tribunale collegiale di Pescara e non dalla Corte d’Assise di Chieti. Il processo a loro carico prenderà il via il 18 novembre prossimo.

Il commento di Legambiente Abruzzo. “Dopo un’udienza preliminare protrattasi per quasi due anni, la decisione del Giudice per l’Udienza Preliminare in merito ai rinvii a giudizio nel procedimento sull’inquinamento di Bussi contiene elementi positivi e negativi. È sicuramente importante e positivo che i rappresentanti dei massimi vertici aziendali di potenti multinazionali siano stati rinviati a giudizio per reati ambientali dinanzi al Tribunale di Pescara. Si avrà così un processo che, se procederà celermente ed eviterà la prescrizione, farà emergere le responsabilità e servirà a stabilire la verità in merito al disastro ambientale ed all’adulterazione delle acque destinate all’alimentazione umana protrattasi per anni. Molto positivo è anche il riconoscimento che, come evidenziarono le associazioni ambientaliste, nei prelievi dal Campo Pozzi Sant’Angelo in più occasioni sono stati superati i limiti stabiliti per le acque potabili. Si conferma così la validità della battaglia condotta dalle associazioni ambientaliste per la chiusura di quei pozzi e per la loro sostituzione con risorse idriche provenienti da zone non contaminate. Resta però forte l’insoddisfazione per quanto riguarda la decisione in merito al capo C relativo alla somministrazione delle acque, sul quale, inspiegabilmente, non era stata ammessa la costituzione di parte civile delle associazioni ambientaliste che quindi non hanno potuto fornire alcun contributo in questa fase. Su questo punto, ad una prima lettura, non appaiono condivisibili le conclusioni a cui è giunto il Gup, in particolare per quanto attiene alla miscelazione delle acque. Altrettanta preoccupazione deriva dalla trasformazione del reato ipotizzato, da avvelenamento ad adulterazione, più lieve e prescrivibile in minor tempo. Nei prossimi giorni procederemo ad una più attenta analisi delle motivazioni della decisione del GUP al fine definire le azioni da intraprendere, non escludendo un eventuale ricorso davanti alla Corte di Cassazione. Nell’immediato resta sempre prioritaria la necessità di procedere alla messa in sicurezza ed alla bonifica del sito inquinato”.

 

Allegrino chiede lo studio epidemiologico. “I 19 rinvii a giudizio relativi alla discarica di Bussi sono un primo importante traguardo perché si arrivi a fare giustizia di un ingente danno ambientale. Danno che secondo quanto si rileva dalla decisione del giudice De Ninis non è stato subito solo dal territorio di Bussi, ma riguarda tutto il bacino del fiume Pescara, da Bussi al mare. Avendo seguito la vicenda sia politicamente, con più di un atto sottoposto al Consiglio Provinciale, che socialmente, con l’associazione Articolo 3 che al futuro di Bussi in settembre ha organizzato il primo confronto pubblico fra ambientalisti e istituzioni (presente anche il commissario Goio che oggi si occupa delle operazioni di messa in sicurezza), torno a reclamare che la Provincia abbia un ruolo attivo e positivo per la comunità che l’ente rappresenta. Un ruolo che, a parte la costituzione quale parte civile nel processo, peraltro spinta anche da azioni politicamente trasversali, ad oggi l’amministrazione Testa non riveste. Se i rinvii a giudizio dovranno  accertare i danni arrecati all’ambiente, è indispensabile che si vada a fondo di questi per capire se, oltre che il territorio abbiano riguardato anche la popolazione, se esiste un riscontro sanitario alla convivenza prolungata con i veleni Montedison per la popolazione e quanto è ingente”. Ha dichiarato il consigliere provinciale dell’IdV, Antonella Allegrino, precisando: “Purtroppo, malgrado tale richiesta non sia nuova, non  ha mai trovato un riscontro fra le iniziative della Provincia, che quando deve perorare una causa a nome del territorio non riesce o forse non vuole imporre il suo peso politico ad alti livelli istituzionali, pur con un governo amico. Ci auguriamo che questo con Bussi non accada, anche se i precedenti non sono confortanti, le crisi occupazionali dell’entroterra provinciale e la vicenda dell’asse attrezzato a pagamento sono solo gli ultimi esempi di una lunga lista. La salute della comunità dei rappresentati è la priorità per una buona gestione della cosa pubblica, con il traguardo segnato dal processo che si aprirà in autunno su Bussi, è il momento buono per la Provincia di Pescara di dimostrarlo”.

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