Pescara. “C’è una società sempre più individualista e chi ne fa le spese, non solo come vittime, ma anche come protagonisti, sono i giovani, che vivono un momento di grande incertezza, relativa al presente e al futuro”. Così don Aniello Manganiello, parroco di Scampia, parlando a Pescara in un incontro con gli studenti dello scientifico ‘Galilei’, promosso nell’ambito del 21/mo premio Borsellino, di cui è Garante.
“Bobbio diceva che una buona Repubblica non si fonda sul varo di nuove leggi, ma sulle virtù dei cittadini. Io – ha osservato – noto anno dopo anno una disaffezione costante, soprattutto da parte dei giovani, rispetto al volontariato e al mettersi in gioco. Quello che continuo a proporre è di mettersi in gioco, perché il cambiamento non può avvenire scegliendo l’individualismo, scegliendo l’assuefazione, scegliendo di vivere nel proprio piccolo mondo”.
“I giovani – ha sottolineato – hanno la possibilità e le capacità di farlo, perché sono giovani. Quando noi mettiamo al centro noi stessi, siamo disposti a calpestare tutto e tutti pur di farci strada. Invece dovremmo fare strada agli altri o fare strada insieme, recuperare la dimensione della comunità e dell’impegno sociale. Questo alla lunga darebbe sicuramente risultati migliori”.
“La chiesa contrasti la mafia in modo più fermo”
“La Chiesa e le Diocesi – ha detto – dovrebbero contrastare in modo più fermo le interferenze da parte della criminalità organizzata. Certi fenomeni dell’ingerenza camorristica e mafiosa nelle esperienze religiose creano una grande controtestimonianza”. Sottolineando che “i parroci hanno paura di intervenire”, don Aniello ha affermato che “la Chiesa dovrebbe negare i sacramenti, rinunciare anche a delle processioni; laddove non si riesce a purificare la manifestazione e a liberarla da certi condizionamenti io dico che è meglio non farla proprio, optando per percorsi di vita cristiana di altro tipo”.
All’incontro, nell’aula magna del liceo scientifico, hanno preso parte, tra gli altri, il coordinatore del Premio ‘Paolo Borsellino’, Oscar Buonamano, ed il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco. In particolare, Di Marco, che è anche sindaco di Abbateggio, ha ricordato quando nel 1995, da presidente della Pro Loco del piccolo centro, a 20 anni, fu minacciato di morte perché insieme ad un gruppo di attivisti, riuniti in un comitato, si oppose alla realizzazione di una mega discarica di rifiuti chimici in paese, a cui il Consiglio comunale aveva dato l’ok.
“Ci fu approssimazione estrema da parte delle istituzioni – ha ricordato – alcuni di noi furono minacciati di morte e altri venivano seguiti. Alla fine, in un periodo in cui non c’erano tante norme a difesa dell’ambiente e in cui non c’era tanta sensibilità sul tema, riuscimmo a vincere: la discarica non si fece. In qualche modo Abbateggio è emblema della lotta per la legalità e a difesa dell’ambiente”.