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Pescara,usura: arrestati il direttore di una finanziaria e un intermediario

Pescara. Concedevano prestiti a tassi usurari ai piccoli imprenditori pescaresi che, travolti dai debiti, si rivolgevano alla finanziaria Sima spa.

Nelle prime ore di questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Pescara hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Franco Celso, 63enne originario di Ortona ma residente a Francavilla al Mare, e di Domenico Mazzocco, 45 anni di Vasto, rispettivamente direttore della finanziaria e intermediario. Il terzo, Franco D’Errico, anche lui intermediario, è al momento in vacanza e si attende, dunque, il rientro.

L’ordinanza è stata emessa dal Tribunale di Pescara.

Come spiegato dal comandante provinciale dei carabinieri, Marcello Galanzi, sono otto le vittime accertate, per un totale di 14 finanziamenti concessi con interessi usurai. Le indagini risalgono al periodo compreso tra il 2005 e il 2008 e prescindono dall’attività della Banca d’Italia, che si è occupata della Sima in un periodo successivo inserendola nella black list. I prestiti, che per i carabinieri erano gestiti con gravissime lacune istruttorie e documentali, erano in realtà “funzionali alla percezione diretta, da parte di Celso e dei suoi complici, di vere e proprie tangenti corrisposte dalle vittime e pari al 10% dell’importo finanziato rigorosamente in nero che, per i casi accertati, ha fruttato un totale di 46.900 euro”.

Per convincere le vittime, i tre prospettavano loro la possibilità di fantomatici affari ultra vantaggiosi dai quali ricavare la necessaria liquidità per azzerare i debiti fino a quel momento accumulati. Lo schema adottato prevedeva l’individuazione di un immobile in vendita ad un prezzo molto inferiore a quello reale (peccato fosse falso), la promessa di concessione di un mutuo di valore pari al valore di mercato dell’immobile e la conseguente possibilità di utilizzare la differenza rispetto al prezzo effettivo, per ripianare le esposizioni dei clienti della finanziaria.

Colui che richiedeva il mutuo riceveva dei prestiti-tampone a breve termine che però generavano in poco tempo l’esplosione della situazione debitoria. In più, i debitori venivano indotti a presentare una falsa documentazione relativa alle proprie condizioni di lavoro ed ai redditi prodotti. Il risultato era che i clienti perdevano il controllo delle proprie esposizioni, corrispondendo denaro a titolo di interessi al limite del lecito se non addirittura superiori (4% mensile), e mantenendo invariato il capitale a debito, anzi aumentandolo progressivamente, coinvolgendo amici e parenti e prolungando così il meccanismo perverso con altre richieste di mutuo. Quando i debitori non potevano più pagare, la perdita veniva accollata alle società eroganti. I finanziamenti venivano erogati per conto della Capital Fin srl e Capital Fin spa di Napoli e i due intermediari operavano attraverso la società di brokeraggio “Selezione mutui”, che aveva sede di fronte alla caserma dei carabinieri. Alle indagini ha collaborato anche una delle vittime.