Pescara, bivacchi al terminal bus: “Fenomeno stagionale”. Forza Nuova chiama la mobilitazione

Pescara. Sgomberi inutili, seppur ripetuti, le aiuole del terminal bus continuano ad essere un bivacco diffuso, dove decine di persone si accampano giorno e notte, disseminando il giardino di rifiuti e l’aria di odori nauseabondi. Il Comune convoca le associazioni, ma Forza Nuova passa alla mobilitazione pubblica.

Si è svolta stamane in Sala Giunta la riunione con le associazioni che si occupano del fenomeno dei senza fissa dimora che si accampano presso i giardinetti dell’area di risulta. Alla riunione, presieduta dal sindaco Marco Alessandrini, hanno partecipato anche gli assessori alle Politiche Sociali e al Verde Pubblico Giuliano Diodati e Laura Di Pietro, il comandante della Polizia Municipale Carlo Maggitti e il maggiore Adamo Agostinone del Servizio Degrado, per le associazioni c’erano Antonello Salvatore per On the Road, Fabio Nieddu per la Croce Rossa, Silvana Martini per il Gruppo di Volontariato Vincenziano, Monica D’Allevo per la Fondazione Caritas, Giulio Carderi per la comunità di Sant’Egidio. Durante la riunione si è fatto il punto sulla situazione nelle aree verdi dell’area di risulta, le più toccate dal fenomeno e si è stabilita la linea di azione a breve e lungo termine che l’Amministrazione adotterà per affrontarlo e scoraggiarlo.

“Ho voluto questa riunione perché quello degli accampamenti stagionali nelle aree verdi dell’area di risulta è un fenomeno che non può e non deve continuare – dice il sindaco Marco Alessandrini – Pescara, purtroppo, essendo una città snodo, luogo dove è facile arrivare logisticamente, risente di presenze che, stando a quanto emerso dalla riunione di oggi sono limitate, meno di 30 e stagionali, dunque di passaggio. Queste condizioni non sono attenuanti, è un fenomeno che affrontiamo con l’intenzione di risolverlo, per questo stiamo da settimane operando continui sgomberi nelle aree dove si concentrano con la Polizia Municipale che ha una anche tutti i dati relativi a tali frequentatori: si tratta di cittadini rumeni, dunque comunitari, presumibilmente in arrivo da situazioni marginali della Capitale, che si muovono con mezzi che sono stati anche perquisiti e da cui non è emersa alcuna emergenza legale. Sfoltiremo le siepi, potenzieremo l’illuminazione, per rendere sempre meno “confortevole” l’accampamento e scoraggiarlo, ma agiremo anche sul fronte sociale e di concerto con le associazioni, che allargheranno anche a queste presenze l’operatività delle Unità di strada che agiscono ad oggi sui senzatetto stanziali per i risvolti di emergenza e necessità”.

“Ci siamo mossi su due fronti – dice l’assessore Giuliano Diodati – risolvere il problema nell’immediato, perché comprendiamo benissimo il disagio che vivono i cittadini e nessuno può autorizzare un accampamento a cielo aperto, pur in una città di transito e dunque esposta a tale problema qual è Pescara. Lo affronteremo con pugno duro, non si tratta di cittadini extracomunitari, ma di Rom di provenienza Rumena e quindi cittadini della comunità europea, che non hanno emergenze di altra natura e non delinquono a quanto ci consta. E’ evidente però che l’Amministrazione non può accettare un accampamento né in centro, né in nessun altro luogo. Si opererà anche dal punto di vista sociale per evitare che la situazione si ripeta e soprattutto per scoraggiare l’arrivo di ulteriori flussi. Sarà un lavoro importante, che faremo di concerto con le associazioni con le quali stiamo già predisponendo un progetto di assistenza di prossimità, con unità di strada e tutto ciò che è indispensabile per evitare che tali situazioni si cronicizzino”.

Di tutt’altro avviso Marco Forconi, coordinatore regionale di Forza Nuova, che per domenica pomeriggio, dalle 17:45 alle 20:30 ha organizzato un sit-in pacifico, invitando la cittadinanza a presidiare il parco scambiandosi libri, sulla falsa riga del bookcrossing, “creando in tal senso un circuito virtuoso dell’informazione senza costi e senza mediazioni. La partecipazione è aperta a tutti”, spiega l’esponente nazionalista, “ed il fine ultimo è quello di rianimare una zona sottratta alla fruizione civica con il contributo della cultura e della solidarietà identitaria, colmando in tal senso le distanze che, troppo spesso, separano il cittadino dal bene pubblico”.

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