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Pescara, riaperta al culto S. Pietro Martire: fedeli “orfani” degli storici lampadari

 

Pescara. Si è celebrata questa mattina la prima Santa Messa domenicale nella chiesa di San Pietro Martire, a Fontanelle, dopo i lavori di restauro durati due mesi. Già venerdì pomeriggio erano state riaperte le porte, alla presenza del sindaco Luigi Albore Mascia, il quale con altre autorità ha partecipato alla messa celebrata dall’arcivescovo di Pescara-Penne, S.E. Mons. Tommaso Valentinetti.

I lavori eseguiti ci vengono spiegati direttamente dalla voce di don Massimo De Luca, meglio conosciuto come Don Max: “Oltre al rifacimento dell’intero porticato d’ingresso, sono stati messi a norma gli impianti elettrici, termici e acustici, ormai vetusti. La parrocchia vanta un coro che ha cantato anche a Roma alla presenza del Papa, e la cantoria è stata adornata con una vetrata artistica”. Don Max ci tiene ad evidenziare l’importanza storica della chiesa: “La più antica di Pescara”, racconta, “risalente addirittura al 1763” e l’impegno economico profuso dai fedeli della parrocchia: “Tutti i lavori sono stati resi possibili solo grazie alle donazioni dei parrocchiani, non ho ricevuto un euro dagli enti pubblici”.

Una particolare iniziativa è stata indetta per accrescere l’autofinanziamento e per risollevare le risorse economiche della chiesetta: due lampadari artistici, che la chiesa ospitava fin dal 1930, sono stati messi all’asta e don Max ha raccolto negli ultimi mesi le offerte inoltrate in busta chiusa. Domani verranno aperte le buste e l’offerta più alta si aggiudicherà la luminaria artistica desiderata, o addirittura entrambe e i fondi raccolti aiuteranno le casse della parrocchia, anche per risollevarle dallo sforzo della recente ristrutturazione, ma Don Max ha già fatto sapere che non renderà pubbliche le offerte vincitrici perché “come prevede il Codice di diritto canonico, la parrocchia è un ente privato, sebbene aperto al pubblico, e tale iniziativa deve rispondere solo al Consiglio degli affari economici e al Consiglio pastorale della parrocchia”. A questo proposito, tuttavia, si sono sollevate delle voci polemiche nel quartiere. Alcuni fedeli, soprattutto tra i più anziani, raccontano che questa mattina si sono rattristati nel vedere la chiesa sguarnita di quei lampadari, fissi lì in alto e nella loro memoria fin da quando entravano in chiesa da bambini, accompagnati dai genitori: un buco nell’identità storica della stessa parrocchia. Altri, più pragmaticamente, si chiedono quale fosse l’esigenza di rimuovere le luminarie che, una volta disattivate elettronicamente, avrebbero potuto continuare a far parte dell’arredo della chiesa. “Io non ho ricevuto nessuna lamentela”, ribatte don Massimo, “Altre chiese, come S.Cetteo e la Madonna dei Sette Dolori, hanno agito allo stesso modo. Forse la gente di Fontanelle è più pratica”. Ferma, quindi, la posizione del parroco, che nei tre anni di presenza nel difficile quartiere pescarese, si è contraddistinto per la concretezza e la risolutezza delle sue iniziative.

 

Daniele Galli