Pescara. Nuovo round, in Consiglio comunale, a Pescara, tra maggioranza e opposizione, nell’ambito della polemica sul mare inquinato. Si è tenuta nel pomeriggio, infatti, la seduta straordinaria dedicata proprio alla questione, dopo la sospensione di quella dello scorso 3 settembre e il rinvio di quella di martedì, per decisione del presidente dell’assise, Antonio Blasioli.
I consiglieri di centrodestra, per il primo quarto d’ora di lavori, sono tornati ad indossare le magliette con scritto ‘Alessandrini dimettiti’, poi sfilate come concordato nell’ultima conferenza dei capigruppo. A parlare, per il centrodestra, è stato il consigliere Carlo Masci, di Pescara Futura, che ha ricostruito tutte le tappe della vicenda, dalla rottura della condotta fognaria, con lo sversamento dei liquami, ai rilievi Arta che “segnalavano un livello d’inquinamento fuori norma”. Poi le critiche per i “ritardi” con cui cittadini e turisti sono venuti a conoscenza della situazione.
Il sindaco, Marco Alessandrini, ha ribadito che “istituzioni terze come Arta e Asl hanno attestato che a Pescara, questa estate, in seguito alla rottura delle condutture di via Raiale, non c’è stata alcuna situazione di pericolo per i cittadini. L’opposizione – ha aggiunto – ha cercato di trasformare questa vicenda in un”ordalia’ contro un sindaco eletto dalla vasta maggioranza dei cittadini. L’indagine della magistratura potrà contribuire a sgomberare il campo dalle illazioni”.
Alessandrini ha poi passato in rassegna i provvedimenti assunti dall’amministrazione comunale per intervenire sul sistema di depurazione, sulla diga foranea e sul monitoraggio delle acque.
Foschi, oggi più che mai dimissioni atto dovuto. “Oggi più che mai le dimissioni del sindaco Alessandrini sono un atto dovuto per rispetto nei confronti della città che ha sciattamente tradito, una città che, dopo la sua decisione di violare la norma e di nascondere il divieto di balneazione, consentendo alla popolazione di farsi il bagno in 30milioni di litri di liquami, non può più avere fiducia in lui e nella sua maggioranza”. Così Armando Foschi, membro dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’.
“Occorre riepilogare velocemente i fatti – afferma Foschi – ovvero la rottura della condotta fognaria di via Raiale alle 22 del 28 luglio; a mezzanotte lo spegnimento dell’impianto di sollevamento che ha consentito lo sversamento in mare di 30milioni di litri di feci e liquami, tamponato dall’uso di acido peracetico, 35 litri all’ora per disinfettare lo sfioro di Fosso Cavone. Da quel momento sulla vicenda scende il silenzio assoluto. Solo il 31 luglio la città viene a conoscenza dell’incidente, ma solo della riparazione della condotta, mentre nel suo comunicato stampa il vicesindaco non dice nulla sullo sversamento dei liquami”.
“Sempre il 31 luglio – prosegue – l’Arta comunica al sindaco che è in atto un grave inquinamento del mare, contaminato da colifecali e streptococchi e, a questo punto, il sindaco, come prevede la legge, avrebbe dovuto far scattare il divieto di balneazione con l’apposita ordinanza sindacale. E invece nulla: il sindaco dice che il primo agosto avrebbe firmato l’ordinanza, che però diventa ‘segreto di Stato’, non viene diffusa alla città, tenuta all’oscuro, non viene pubblicata sull’albo pretorio perché il sindaco poi dirà che ‘era certo che le analisi successive sarebbero andate bene’. Quindi – conclude – un sindaco che si fa letteralmente beffe della norma e dei cittadini”.