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Penne, anziano sfrattato: il Comune si difende

Penne.Lo scorso 11 maggio, un 80enne di Penne appiccava il fuoco a suppellettili e materassi all’interno di un’abitazione di proprietà comunale disabitata, dove già aveva precedentemente  apposto con della vernice blu numerose scritte di protesta nei confronti della locale Amministrazione comunale.

L’anziano pare protestasse proprio perché la casa incriminata, di proprietà del Comune, gli era stata precedentemente assegnata, ma all’improvviso per lui era arrivato uno sfratto senza alternative. Sfratto sopraggiunto a seguito della vendita dell’immobile a favore di terze persone domiciliate fuori provincia.
Dopo la formale segnalazione delle forze dell’ordine, intervenute sul caso, all’Amministrazione comunale, affinchè la stessa provvedesse al recupero di una dignitosa sistemazione per l’anziano, il Comune di Penne fa sentire la propria voce. L’Amministrazione comunale precisa che “non era mai stata intrapresa un’azione di sfratto nei confronti del cittadino, in quanto allo stesso non era mai stato assegnato un immobile di proprietà comunale”. Dalle verifiche effettuate negli uffici comunali, pare proprio che lo sfortunato anziano, non avesse mai fatto richiesta di un alloggio popolare. Nei controlli risulterebbe inoltre, che l’80enne nel 2006 si era trasferito perfino a Montesilvano per poi far ritorno a Penne l’anno successivo, fissando però, la propria residenza, presso il convento dei frati Cappuccini. Inoltre, da non trascurare sarebbe la natura dell’’immobile al centro del fatto di cronaca, si tratterebbe infatti di una vecchia scuola rurale, mai ristrutturata dal Comune e mai adibita ad abitazione.
L’Amministrazione comunale, si difende ancora precisando che attraverso gli assistenti sociali, si era già interessata al caso proponendo addirittura all’uomo, di sistemarsi all’interno di una struttura protetta o di un alloggio conforme alle sue esigenze. In attesa di una controproposta, l’anziano pare aver trovato accoglienza nel solito convento di Frati Cappuccini, pronti ad accogliere sempre i più sfortunati.

Monica Coletti